Nei giorni scorsi il consigliere comunale di Latina Nicola Calandrini, consigliere di opposizione, ha invitato l’amministrazione comunale a guida Lbc a fare la sua parte affinché, viste le novità introdotte dalla legge finanziaria dello Stato, gli operatori balneari potessero mantenere in piedi le loro strutture anche nei mesi invernali come, per altro, previsto dalla normativa regionale. A sostegno della sua “uscita”, Calandrini citava ordinanze del Tar di Lecce, del 10 gennaio 2019, di sospensiva di provvedimenti del Comune di Otranto con i quali si stabiliva l’obbligo dello smontaggio di chioschi, pedane e cabine entro il 31 ottobre.
Sono passati appena due giorni dall’intervento di Calandrini, ma possiamo dire che il consigliere è stato subito “gelato” a giudicare da una comunicazione del servizio Ambiente del Comune di Latina rivolta ad un operatore balneare che, con l’entrata in vigore della legge finanziaria 145/2018 (bilancio di programmazione dello Stato 2019), aveva presentato nei primi giorni del 2019 alcune richieste all’ente.
L’imprenditore della Marina aveva chiesto sostanzialmente tre cose: 1) in applicazione del comma 246 la possibilità di mantenere installati su area demaniale marittima i manufatti amovibili; 2) in applicazione del comma 685 la sospensione del canone demaniale per danni conseguenti agli eventi atmosferici verificatesi nei mesi di ottobre e novembre 2018; 3) in applicazione dei commi 682, 683, 685 l’apposizione sul proprio titolo concessorio la famosa proroga di 15 anni stabilita per legge.
Nulla da fare per l’operatore istante. Questa mattina il dirigente del servizio Ambiente, l’architetto Giuseppe Bondì, gli ha risposto “picche”, su tutti e tre i fonti. Per quanto riguarda la questione dello smontaggio delle strutture, per il responsabile del servizio Ambiente non basterebbe invocare la legge dello Stato appena entrata in vigore, perché a Latina la situazione è ferma al 2016, quando l’istante e altri otto operatori balneari hanno presentato ricorso al Tar contro la deliberazione del Consiglio comunale sulle linee di indirizzo per la destagionalizzazione, approvata il 29 settembre 2016, che è tuttora pendente.
Nulla da fare neanche per la sospensione del canone demaniale, perché l’istanza risulterebbe carente da un punto di vista documentale e impossibile da verificare perché di fatto le strutture dichiarate danneggiate dalle mareggiate di ottobre sono state smontate.
Infine, sull’estensione per legge della concessione. Secondo l’ufficio la ditta può tranquillamente operare fino al 31 dicembre 2020 ed entro questa data, salvo ulteriori novità normative, il Comune provvederà a formalizzare l’estensione della durata per i 15 anni previsti dalla legge 145/2018. Adesso non è possibile, perché “sin d’ora lo scrivente ufficio attenderà eventuali indicazioni e/o modalità operative che dovessero pervenire in tal senso ai Comuni dagli enti competenti sovraordinati (a titolo esemplificativo: circolari ministeriali, disposizioni attuative, note esemplificative eccetera), potendo nel frattempo codesta ditta continuare a svolgere la propria attività di stabilimento balneare senza pregiudizio e/o limitazione alcuna”.