Sabato 11 febbraio alle 9:45, presso il Castello Angioino di Gaeta, verrà presentato il libro “1860: La Verità. Da centinaia di documenti inediti, i veri “come e perché” dell’impresa garibaldina e dell’Unità d’Italia”, di Antonio Formicola e Claudio Romano, Edizioni Apeiron. Nella presentazione, interverranno anche il sindaco di Gaeta, Cristian Leccese, l’Arcivescovo di Gaeta Luigi Vari e il Rettore dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, Marco Dell’Isola. L’incontro sarà moderato da Roberto Mari, Capo di Gabinetto del Sindaco di Gaeta.
Gli autori hanno condotto per oltre 40 anni un’approfondita ricerca che ha portato alla consultazione di circa 200.000 documenti, risalenti al periodo compreso tra il 1859 ed il 1863 e riferiti al Regno delle Due Sicilie. Dagli studi sono uscite svariate missive, telegrammi, dispacci ed altro materiale che illustra gli antefatti, eventi, decisioni e retroscena collegati all’impresa garibaldina ed all’unità d’Italia.
In questo loro lavoro, è stato voluto separare in modo deciso ed esplicito la narrazione dei fatti. Dopo una breve presentazione, è stato inserito un’ introduzione per illustrare la situazione internazionale dove nacque l’intera vicenda partendo dalla fine del Congresso di Vienna, fino alla salita al trono di Francesco II.
Il libro è costituito da circa 500 documenti d’epoca messi in ordine cronologico, riportando il testo fedelmente, diventando una sorta di “diario scritto a più mani”, il quale descrive non solo gli avvenimenti dell’Unità d’Italia, ma illustra anche le motivazioni politiche, le strategie militari ed i rapporti diplomatici tra le varie nazioni che ebbero un ruolo in questa vicenda.
Gli autori, alla fine del libro hanno espresso delle considerazioni finali, nelle quali vengono evidenziati diciotto elementi di rilievo. Tra gli elementi, emergono dalla lettura dei documenti d’epoca, che i “mille non erano mille” ma quasi 45mila, a cui vanno aggiunti le migliaia di siciliani che scelsero di combattere al loro fianco, e che spiega come e perché ebbero la meglio su un esercito borbonico forte di 35mila uomini effettivi in Sicilia. Viene anche diostrato che Francesco II è stato informato della preparazione e della partenza della spedizione garibaldina dal suo efficientissimo “servizio segreto”, attuando così delle contromisure militari e diplomatiche, rivelatasi inefficaci e strategicamente sbagliate. Ed ancora come le armi dei borbonici, oltre ad essere numericamente insufficienti, erano tecnologicamente vecchie, mentre le “camice rosse” erano dotate di armi modernissime e performanti. E poi la raccolta e gestione dei flussi finanziari che permisero la realizzazione dell’impresa militare, con il ruolo fondamentale di Giuseppe Garibaldi come “promoter” della raccolta fondi in tutto il mondo, nonché della parte che ebbe la Banca Brambilla di Milano come collettore del flusso finanziario.