Inchiesta sulla mafia a Roma e nel Lazio, coinvolti 5 pontini

Diciotto misure cautelari, sequestro di beni per oltre 131 milioni di euro e 57 indagati tra i quali figurano anche 5 pontini. Sono questi i numeri dell’operazione a livello nazionale disposta dalla DDA di Roma e eseguita dalla Direzione Investigativa Antimafia.

Sulle 18 persone, destinatarie dei provvedimenti disposti con un’ordinanza dal Gip di Roma, ci sono secondo l’accusa gravi indizi di far parte di due associazioni finalizzate a estorsioni, usura, fittizia intestazione di beni, riciclaggio, autoriciclaggio e reimpiego in attività economiche di proventi illeciti. Con l’aggravante mafiosa, perché i reati avrebbero agevolato i clan di camorra Mazzarella – D’amico, le cosche della ‘ndrangheta Mancuso e Mazzaferro e il clan Senese.

Gli inquirenti hanno ricostruito meccanismi che raccontando di una “convergenza di interessi di mafie storiche e nuove mafie“. Un’inchiesta che ha riguardato anche la provincia di Latina dove risultano indagati Lombardi Pasquale di 67 anni nato a Sezze, D’Angelo Giuseppe di 37 anni nato ad Aprilia, Loreti Laura di 60 anni nata a Cisterna, Mauro Luigi di 82 anni nato a Cisterna e Pirazzi Alessia di 25 anni nata a Sezze.

Tra gli arrestati ci sono anche Domitilla Strina, la figlia di Anna Bettozzi Di Cesare, l’imprenditrice nel settore del commercio dei petroli e cantante conosciuta come ‘Anna Bettz’ e ‘Lady Petrolio’, l’ex manager del Latina Calcio Daniele Muscariello, già in carcere con una condanna per riciclaggio, e Antonio Nicoletti e Vincenzo Senese, rispettivamente figli del cassiere della Banda della Magliana Enrico e del boss Michele Senese detto ‘O pazz’.

Le indagini, avviate nel marzo 2018 dalla Direzione Investigativa Antimafia – Centro operativo di Roma con il coordinamento della DDA della Procura di Roma, hanno permesso di scoprire l’esistenza di una vera e propria centrale di riciclaggio, operante a Roma e con interessi in tutto il territorio nazionale. Che sfruttava la forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento derivante sia dagli stretti legami con le organizzazioni criminali mafiose tradizionali sia dalla disponibilità di armi da guerra e comuni da sparo. Il Gip ha disposto il sequestro preventivo di tre società e per equivalente fino alla concorrenza della somma complessiva di euro 131,8 milioni, profitto dei reati, nei confronti di 57 indagati.

Le due associazioni per delinquere riciclavano ingenti profitti, infiltrando progressivamente attività imprenditoriali in apparenza legali in molteplici campi come la cinematografia, l’edilizia, la logistica, il commercio di auto e di idrocarburi. Sono state costituite così numerose società “fittizie” per emettere false fatturazioni grazie al supporto fornito, tra gli altri, da imprenditori e da liberi professionisti.

Accusati di essere al vertice della prima associazione, sulla quale si è focalizzata fin dall’inizio l’attività investigativa, sono Antonio Nicoletti e il pontino Pasquale Lombardi, insieme a soggetti come Salvatore D’Amico e il figlio Umberto e Umberto Luongo. Secondo l’accusa, avvalendosi della partecipazione di numerosi soggetti appartenenti agli ambienti della criminalità autoctona romana e di matrice camorristica, sarebbe stata creata una complessa rete di società “cartiere” intestate a prestanome attraverso le quali riciclare ingentissime somme di denaro proveniente dai clan campani. In questo contesto è emersa la figura del produttore cinematografico Muscariello nella veste di fiduciario degli stessi clan e del manager musicale Angelo Calculli. La prosecuzione delle indagini ha documentato una convergenza di interessi di mafie storiche e nuove mafie, nel settore del commercio illecito degli idrocarburi. Gravemente indiziati quali capi e promotori sono Vincenzo Senese, figlio di Michele, Roberto Macori e Salvatore D’Amico.

Nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere notificata a Muscariello si legge che “Daniele Muscariello è tra gli organizzatori della “politica” economico-criminale dell’associazione, in quanto recluta gli imprenditori da assoggettare al sistema di riciclaggio e mantiene costanti rapporti con esponenti del mondo istituzionale e appartenenti alle forze dell’ordine“. Ha tra l’altro “favorito l’ingresso nel sodalizio romano di Salvatore D’Amico, inteso O’ pirata, esponente apicale del clan D’Amico/Mazzarella, così accrescendo la forza economica e militare della consorteria di appartenenza. Partecipa a numerosi incontri tra i vertici del sodalizio per affrontare le criticità emerse all’interno della centrale di riciclaggio dopo l’arresto del Salsiccia il 6.6.2018. Insieme al Salsiccia è responsabile di un arsenale di armi custodito nel territorio di Roma, messo a disposizione da Salvatore D’Amico, O Pirata, per garantire al sodalizio una efficace ed immediata azione di fuoco qualora necessaria. Pianifica con Salvatore Ventura un attentato nei confronti di Salvatore Pezzella e Stefano De Angelis, in quanto non avevano corrisposto al sodalizio i guadagni della attività di riciclaggio gestite sulla capitale con Alberto Coppola, evento non verificatosi per il decesso improvviso del Ventura il 28.09.2018. Si occupa con il Lombardi ed Antonio Nicoletti del mantenimento dei sodali detenuti”.