“Sono allarmanti i dati che riguardano le pmi, da sempre uno dei motori essenziali non solo dell’economia della nostra Regione ma di tutto il Paese”. L’allarme arriva da Fausto Bianchi, presidente dalle Piccola industria di Unindustria. – In questo contesto generale di incertezza ad essere maggiormente colpite sono proprie le medie, piccole e micro imprese. I numeri purtroppo parlano chiaramente: circa 1 azienda su 3 si è ritrovata e si trova tutt’ora in situazione di illiquidità o di liquidità precarie”.
Secondo le stime Cerved, il numero di pmi “a rischio” potrebbe quasi raddoppiare. I fatturati attesi sono in calo di ben 11 punti percentuali e circa 20 mila imprese perderanno più di un quarto dei propri ricavi. È altresì vero, che l’aumento del rischio non sarà uguale per tutti, concentrandosi sui settori dell’industria, dei servizi e sulle costruzioni, mentre aumenterà in modo solo marginale nell’energia e nelle utility e tra le aziende agricole. Ma nei settori più colpiti dal Covid, la presenza di imprese ad alta probabilità di default potrebbe anche superare il 50%.
“Nel Lazio – ha continuato Bianchi – dove il tessuto imprenditoriale è costituito quasi totalmente da Pmi la situazione non è più rosea, nel peggiore degli scenari previsti, le pmi di capitale della Regione, potrebbero perdere fino a 35.000 posti di lavoro a causa del default delle imprese.
Tra i settori dove si riscontrano forti criticità sicuramente l’industria del turismo, che è una filiera trainante dell’economia regionale, che comprende anche le imprese che si occupano di promozione e servizi (tour operator, alberghi, trasporti, centri congressi, catering, wedding, musei, eventi e fiere, parchi divertimento, cambiovalute, traverl retail, allestitori e tecnici dell’audiovisivo).
Solo il settore eventi e congressi ad esempio garantisce l’occupazione alberghiera anche durante la bassa stagione ed impiega ogni anno circa 569 mila dipendenti in Italia generando 64,7 miliardi di euro. Preoccupazione anche per settore dei trasporti, dove già prima della seconda ondata si prevedeva una riduzione del fatturato superiore al 35%. Non dobbiamo infine dimenticarci anche del settore alimentare, un’industria quella del food, che nel Lazio conta oltre 3.000 aziende per 20.000 addetti e rappresenta il 6% della quota nazionale (senza considerare anche il settore delle bevande). Con la chiusura del canale della ristorazione (che diversamente beneficia del DL Ristori), si renderà necessaria la vendita delle nostre eccellenze attraverso canali che ne penalizzeranno drasticamente il valore”.
Poi si augura che le istituzioni lavorino insieme per fronteggiare la situazione: “I numeri non sono dunque affatto confortanti le misure del Governo in questi mesi ci hanno aiutato, ma non sono sufficienti, serve il supporto da parte di tutte le Istituzioni, prima fra tutte la Regione Lazio, attraverso misure coraggiose e condivise, c’è la necessità di ristori immediati, congrui e tempestivi per fronteggiare questi mesi. Crediamo fortemente che occorra ragionare in una logica di filiera, intervenendo a sostegno di tutte le categorie non solo di alcune, se vogliamo salvaguardare il nostro ecosistema di eccellenze territoriali. In una prospettiva di più ampio respiro,
Unindustria, è al fianco delle imprese, per supportarle ad affrontare il cambiamento e l’inevitabile evoluzione del business, attraverso tre elementi prioritari: innovazione, mercati esteri e rafforzamento della patrimonializzazione per riprendere investimenti e crescita. Solo così potremmo affrontare questa situazione ed evitare che realtà imprenditoriali cruciali per l’attrattività del territorio e l’indotto economico del Paese non abbiano la forza economica di proseguire. Le nostre pmi hanno dimostrato sempre grande resilienza e credo fermamente che anche questa volta riusciremo a superare questo difficile momento. Ha perfettamente ragione Papa Francesco: “L’unica cosa peggiore della crisi è il rischio di sprecarla”.