Alcuni lo conoscevano solo per aver visto il film sulla sua vita interpretato da Robin Williams, molti altri invece per via dei successi planetari della sua filosofia di vita, diventata un dogma in campo medico. Perché in fin dei conti di un medico stiamo parlando. Patch Adams, il dottore clown, è stato ieri sera a Latina per una conferenza promossa da Mediolanum in collaborazione con il Lions Club presso la sala convegni della curia vescovile. Un appuntamento che si è rivelato fin dall’inizio straordinariamente intenso, emozionante, ricco di spunti di riflessione e di risate. Due ore filate, tutto il mondo del medico del sorriso.
Il BLITZ ALL’OSPEDALE GORETTI La giornata a Latina di Patch Adams era però iniziata qualche ora prima, nel reparto di pediatria dell’ospedale Santa Maria Goretti, dove il dottore clown, in incognito, aveva volto salutare alcuni piccoli pazienti. Come sempre, si era fatto indicare quelli più sofferenti. E’ rimasto un’ora con l’oro, per la terapia del sorriso, prima di fuggire via lontano da sguardi indiscreti. Quindi la serata nella casa del vescovo. Durante la quale ha raccontato un po’ della sua storia, snocciolato aneddoti, sfidato la platea in alcuni esperimenti emozionali.
IL SUICIDIO E LA CLINICA PSICHIATRICA “Sono stato tre volte in clinica psichiatrica – ha detto – perché avevo tentato di uccidermi. Rifiutavo questo mondo così pieno di violenza e sopraffazione. Poi mi capitò di assistere a uno dei comizi di Martin Luther King, parlava di una rivoluzione non violenta e capii che ero stato uno stupido. Capii che avrei voluto fare una rivoluzione non violenta a modo mio, cercando un lavoro che mi permettesse di essere amorevole, compassionevole, attento al mio prossimo. E così iniziai gli studi di medicina”.
L’AMORE E IL SORRISO In sala un crescendo di emozioni. Patch ha ricordato i primi anni della sua vita da dottore, i progetti naufragati e poi la svolta inattesa, la notorietà. “Ho capito che tante cose nelle università non le dicono. Per esempio che la gente non si vuole bene come dovrebbe, non si ama, non ha autostima. Ecco, imparate a volervi bene”. Tra un esperimento emozionale e l’altro ha raccontato della medicina del sorriso, di storie di persone guarite dall’amore di gesti semplici come un abbraccio. Ha ricordato il dramma di una bimba di 5 anni violentata e incapace di riprendersi, destinata alla morte per via di una ostinata rinuncia al cibo durata mesi e invece guarita dal naso rosso di Patch. Alla fine della serata le domande e le testimonianze dalla platea. Quella più commovente arriva alla fine, sembra la cartolina scelta per riassumere il senso di una fiera delle emozioni. Una vocina gracile si leva dal fondo della sala, la mano alzata è quella di una giovane mamma. “Buonasera Patch, arrivo dall’Abruzzo. Se sono qui questa sera è per ringraziarti di persona per quello che facesti per me, a Pescara. Ti chiesi aiuto per farmi superare il dolore immane della perdita del mio bambino, tu mi facesti abbracciare da tutta la gente presente in sala. Ecco, Patch, sono qui per dirti che è stato grazie a te, e a quella sera, se io adesso sono mamma di un altro bambino”.