La Suprema Corte di Cassazione ha accolto il ricorso presentato dalla Procura di Latina annullando la sentenza con cui il Tribunale del Riesame, il 30 luglio dello scorso anno, aveva disposto il dissequestro della discoteca “24 Twentyfour beach”.
I sigilli erano scattati perché al proprietario della società si contestava il fatto che le opere realizzate sulla duna, nel tratto di lungomare tra Capoportiere e Foce Verde all’altezza del parcheggio Vasco De Gama, non erano a carattere temporaneo come dichiarato in fase progettuale.
Gli accertamenti delegati al Nucleo investigativo della Forestale di Latina, dal sostituto procuratore Gregorio Capasso, avevano evidenziato l’inedificabilità pari a zero, come stabilito nel vigente Piano regolatore generale, del sito occupato dall’attività in questione.
Il Riesame aveva tuttavia dato ragione al proprietario della discoteca riconoscendo il carattere temporaneo delle opere collocate sulla duna. I giudici della Cassazione, annullando il dissequestro, hanno rinviato gli atti al Tribunale per il procedimento. Secondo la Cassazione, il Riesame aveva “trascurato la realizzazione delle opere di urbanizzazione, collaterali alla collocazione della pedana e presumibilmente destinate a persistere anche dopo la rimozione della stessa – si legge nelle motivazioni della sentenza – In ogni caso, in materia di reati edilizi, il regime dell’attività edilizia libera, ovvero non soggetta ad alcun titolo abilitativo, non è applicabile agli interventi che, pur rientrando nelle tipologie di tale disposizione, siano in contrasto con le prescrizioni degli strumenti urbanistici. E non v’è dubbio che il generale divieto di edificare nella fascia di trecento metri dal confine del demanio marittimo operasse anche nel caso di specie, visto che l’inedificabilità assoluta era espressamente prevista dallo stesso Piano regolatore generale. In sostanza il Tribunale ha mostrato di avere confuso le opere precarie con quelle stagionali, giacché non implica precarietà dell’opera e richiede, pertanto, il permesso a costruire, il carattere stagionale di essa, potendo quest’ultima essere destinata a soddisfare bisogni non provvisori attraverso la permanenza nel tempo della sua funzione”.
La sentenza della Cassazione dà piena ragione al Pm Capasso che sul caso aveva voluto vederci chiaro inviando gli specialisti del Nipaf dopo i primi accertamenti della stazione Forestale di Latina, della Capitaneria di Porto e dell’Ufficio tecnico comunale.