Non che potesse risolvere una matassa intricata che si trascina ormai da quasi un decennio, ma che la petizione degli scout di Sezze consegnata al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, potesse smuovere la vicenda dell’Anfiteatro, lo hanno sperato in molti. E invece no. Tre mesi dopo quella richiesta, la risposta del governatore del Lazio gela le speranze e soprattutto gela la camicia riguardo eventuali responsabilità. La Commissione Europea Docup Obiettivo 2, come comunicato nel marzo del 2013 al Comune e alla Regione, rivuole il milione e 800 mila euro erogati per dei lavori che avrebbero dovuto permettere la consegna di una struttura funzionante ma così non è stato. E non poteva essere altrimenti visto che (ma di ciò ci si è resi conto solo dopo) il progetto esecutivo era sbagliato. Completati i lavori previsti, la struttura del nuovo Anfiteatro che doveva sostituire l’opera edificata dall’architetto Piacentini risalente agli anni ’50, era priva, tra l’altro, di scena, camerini, sistemi di sicurezza e attacchi fognari. Eppure, quel progetto, in un sol giorno, venne approvato dalla Giunta Comunale di Sezze e da quella della Regione Lazio. Proprio la Regione Lazio, ha poi inserito nei mesi scorsi lo stesso Anfiteatro di Sezze, nella lista dei beni da dismettere ed è quindi escluso che, per un bene di cui disfarsi, vengano destinati soldi o per completarlo (dagli iniziali 200mila euro, con i danni ricevuti alle strutture ne occorrerebbero circa 1 milione) o per ripristinare lo stato dei luoghi (come contemplato nel primo progetto approvato dall’APT). Andrea Campoli, consigliere provinciale all’epoca dell’approvazione del progetto e poi sindaco di Sezze (che ha ereditato i lavori già cominciati) dichiara in merito ad eventuali responsabilità: “Prima o poi la Commissione Europea ci chiamerà a rendere conto delle cifre spese di cui vuole rientrare in possesso. Personalmente ritengo responsabile chi non si è accorto che il progetto approvato non era funzionante. Come attuale amministrazione, non potevamo fare diversamente. Abbiamo fatto svolgere il cantiere già iniziato nel migliore dei modi. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Considerati i danneggiamenti ricevuti dalla struttura, una volta sbrogliati i nodi burocratici, oggi servirebbero circa 1 milione di euro per riaverla funzionante”.