A nulla è valso il ricorso al Riesame contro l’ordinanza del Gip di Cassino che lo “inchioda” nella sua abitazione a Ponza. Il Tribunale della libertà ha rigettato l’istanza e confermato la misura degli arresti domiciliari di Danilo Prudente, il 51enne fermato dal Nucleo investigativo della Forestale di Latina lo scorso 22 aprile sull’isola di Palmarola per bracconaggio e di detenzione illegale di armi. In una deposito e in una casetta di sua proprietà, gli agenti della Forestale giunti sull’isola con un elicottero a seguito di ripetute segnalazioni di attività di bracconaggio in corso avevano rinvenuto e sequestrato tre fucili, uno con matricola abrasa e due rubati a Terracina nel 1999 e a Ponza nel 2014, e per questo era scattato l’arresto sebbene Prudente risultasse formalmente incensurato. La versione fornita dall’indagato, ovvero di essere inconsapevole della presenza delle armi nella sua proprietà attribuendo il fatto all’occultamento da parte di ignoti o da parte del padre defunto, non aveva convinto il giudice Donatella Perna che nel disporre la misura degli arresti domiciliari stabiliva che la detenzione di ben tre fucili, tutti di illecita provenienza, denotasse la “spiccata capacità a delinquere” di Prudente. E non solo. La detenzione illegale delle armi “è sintomatico – si legge nell’ordinanza di convalida dell’arresto e di applicazione della misura cautelare – del suo collegamento con ambienti criminali di elevata pericolosità, in grado di disporre di armi di illecita provenienza con grande facilità”. Un giudizio per nulla scalfito dal Tribunale del Riesame di Roma che ha respinto la richiesta di libertà dell’indagato, confermando la misura dei domiciliari disposta dal Gip.
Stupisce, in tutta questa storia, come l’attività di bracconaggio sia stata sottovalutata, per non dire negata, dal sindaco di Ponza Piero Vigorelli che ha invece stigmatizzato l’operato di monitoraggio del fenomeno della caccia di frodo da parte dei volontari Cabs, sanzionati e denunciati per essere sbarcati a Palmarola fuori stagione. Non serve essere animalisti per comprendere che il bracconaggio, pratica per altro sempre condannata dai veri cacciatori, al pari di altre attività illecite si “nutre” di ulteriori illegalità. Sparare con un fucile rubato o con matricola abrasa laddove non si può cacciare è meglio che lasciare la firma della propria doppietta regolarmente detenuta. E allora ecco che la caccia la si apre anche per la scelta dell’arma più congeniale allo scopo, alimentando il traffico clandestino che talvolta sembra viaggiare a bordo delle navi sulla rotta Ischia – Isole Ponziane.