Se a Sabaudia la Proprietà Scalfati si è seduta al tavolo tecnico per la tutela del lago di Paola con le soluzioni individuate da uno studio commissionato dalla stessa, strappando l’impegno degli enti a procedere a controlli più incisivi e mirati, nel rispetto dei propri compiti istituzionali, il senatore Giuseppe Vacciano interroga il Ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti per sapere se non sia il caso di procedere con urgenza a lavori e opere idonei a salvaguardare l’integrità dei luoghi e dell’ambiente naturale.
L’iniziativa dell’ex esponente del Movimento cinque stelle è sottoscritta anche da Ivana Simeoni, Luciano Uras, Laura Bignami, Raffaela Bellot e Cristina De Pietro e trae origine dall’ultima “schiuma”. “Scorgere montagne di schiuma sulla superficie di un lago è spia di una sicura presenza di sostanze inquinanti, come giustamente hanno segnalato agli inizi del mese di febbraio due ambientalisti locali, Giorgio Libralato e Angelo Bonelli – commenta Vacciano -. Una circostanza tale diventa ancor più preoccupante se a risultare così compromessa è un un’area in cui coincidono diversi livelli di tutela”.
Già perché il lago di Paola, sottolinea Vacciano nella sua interrogazione, è inserito nel territorio del Parco nazionale del Circeo: è Sito di Interesse Comunitario, Zona di Protezione Speciale, zona umida tutelata dalla convenzione Ramsar. “Da ultimo – aggiunge il senatore -, il Parco è stato recentemente riconosciuto nella sua totale estensione come area Mab, programma internazionale di protezione e tutela ambientale promosso dall’Unesco”. E’ per questa ragione che Vacciano, nell’interrogazione al ministro Galletti, sollecita lavori ed opere urgenti coinvolgendo tutti gli enti amministrativi locali (Regione, Provincia, sindaci dei Comuni del Parco, Arpa Lazio) e il gestore del sistema idrico integrato dell’Ato4 “per porre fine all’atteggiamento di inerzia che sta causando gravi danni al lago di Paola e al Parco Nazionale del Circeo tutto. Con l’interrogazione dei senatori del Gruppo Misto si chiede al delegato del Governo Gentiloni se si “intenda porre in essere misure operative volte all’attuazione dell’articolo 12, comma 2, lettera c), della legge quadro, nonché al monitoraggio delle acque superficiali e sotterranee, attraverso le reti di monitoraggio delle acque di transizione di competenza dell’Arpa Lazio, e dei reflui, di concerto con il gestore dell’Ato4 e dei Comuni interessati”.
Nell’interrogazione si affronta anche il tema della natura pubblica dello specchio lacuale come un falso problema, secondo Vacciano, che ciclicamente viene anteposto dalla politica locale in occasione delle tornate elettorali: “La natura privata di questo bene – si legge nell’atto parlamentare – non ostacola la responsabilità massima per la tutela in capo all’Ente Parco, e quindi non del privato, dell’intero Parco del Circeo e, quindi, anche del lago di Paola, come statuito dall’articolo 5 delle norme tecniche di attuazione del Piano del Parco”. In base alla ricostruzione del senatore, lo Stato avvalendosi della legge quadro delle aree protette, la 394/1991 (che prevede la redazione del piano per il parco, del regolamento del parco, del piano pluriennale economico e sociale per la promozione delle attività compatibili, del rilascio del nulla osta dell’ente parco, tutti strumenti di pianificazione e di gestione dotati di poteri dispositivi), “ha assolto il compito di contemperare gli interessi dei proprietari tendenzialmente volti allo sfruttamento economico del bene a favore della tutela della salute e alla conservazione del patrimonio naturale, in questo caso del lago di Paola”. “Quindi – conclude Vacciano -, gli attuali proprietari del lago dovrebbero relazionarsi con gli enti, più che in qualità di possidenti, come cittadini che tutelano un bene ambientale riconosciuto come patrimonio naturalistico nazionale ed europeo, il quale dovrebbe essere preservato da qualsiasi speculazione economico-turistica che spesso è sinonimo dell’alterazione del delicato equilibrio ecosistemico. A testimonianza di ciò, la legge 394 del 1991, ricorda che è vietata qualsiasi azione che ‘possa incidere sulla morfologia del territorio, sugli equilibri ecologici, idraulici ed idrogeotermici e sulle finalità istitutive dell’area protetta’”.