Una metro a tutti i costi: il decreto di sequestro preventivo emesso dal Pm Cristina Pigozzo a carico dell’ex sindaco di Latina Vincenzo Zaccheo, del dirigente comunale Lorenzo Le Donne e di altri otto indagati per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, descrive una serie di presunti artifizi e raggiri che avrebbero indotto in errore la giunta municipale (che nel 2007 confermava l’aggiudicazione e l’approvazione delle modifiche alla convenzione con Metrolatina spa), il Cipe (che aveva finanziato l’opera sul presupposto della sostenibilità economica anche in forza del partenariato privato che avrebbe finanziato il progetto per il 40%) e il Ministero dei Trasporti (che nel 2010 rilasciava sulla base del rapporto Ustif – Ufficio speciale trasporti a impianti fissi – il nulla osta al pagamento dell’importo del primo stato di avanzamento lavori).
Artifizi e raggiri consistiti nel richiedere e autorizzare la liquidazione del primo stato di avanzamento lavori relativo alla costruzione di cinque veicoli della futura metro tranvia nonostante non fosse stato predisposto e validato il progetto esecutivo della linea 1 poiché in attesa di variante urbanistica, non fosse stato ancora approvato il progetto esecutivo della linea 2, non fosse stato redatto un verbale di consegna dell’opera ma solo un verbale di consegna parziale delle aree per la linea 2, limitato alla sola possibilità di compiere rilievi e studi preliminari, nonostante il cronoprogramma prevedesse l’inizio della costruzione delle carrozze solo a partire dal 12° mese dall’inizio dei lavori, in assenza dell’attestazione del versamento da parte di Metrolatina al proprio fornitore del materiale rotabile della quota parte del primo stato di avanzamento lavori.
E ancora artifizi e raggiri consistiti nel tentativo di presentare, richiedere e autorizzare il pagamento del secondo stato di avanzamento lavori relativo alla costruzione di ulteriori due carrozze oltre alle spese tecniche con emissione di un certificato di pagamento ritenuto falso e comunque in assenza della documentazione che dimostrasse che il concessionario avesse erogato l’intero importo.
E’ questa la sintesi della lunga inchiesta della Procura di Latina, passata di mano dal Pm Luigia Spinelli a Cristina Pigozzo, che ha affidato le indagini ai finanzieri della Compagnia di Latina al lavoro da anni. Un’inchiesta complessa che in questi giorni ha portato al sequestro di beni per l’importo complessivo di 3 milioni e 662mila euro, corrispondente all’erogazione ritenuta illegittima e che avrebbe determinato l’ingiusto profitto in favore del privato, a carico degli indagati. Si tratta dei legali rappresentanti di Metrolatina, Pierluigi Alessandri e Aldo Bevilacqua, dei legali rappresentanti della Gemmo, cioè Irene, Mauro e Susanna Gemmo, dell’avvocato Giovanni Pascone, componente della commissione giudicatrice e consulente giuridico della sindacatura, di Cecilia Simonetti legale rappresentante della Sacaim e dell’ingegnere Vincenzo Surace, direttore dei lavori, oltre all’ex sindaco Zaccheo e all’ingegnere Le Donne, ritenuti la mente e il braccio delle condotte censurate.
I sequestri sono stati eseguiti dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Latina che ha provveduto anche ad effettuare l’accertamento patrimoniale. Due gli immobili di Alessandri sottoposti a sequestro preventivo, siti in corso del Popolo a Venezia, per un importo complessivo di 1.081.700 euro, uno sequestrato a Bevilacqua, sito in via San Francesco a Lonigo (VI) per un valore di 590.700 euro, a Mauro Gemmo sono stati sequestrati, per un importo di 285.150 euro, un sesto di quattro proprietà site in viale della Vittoria ad Asiago (VI), stesso trattamento per Susanna Gemmo – un sesto dei medesimi immobili -, 95.385 euro sequestrati a Le Donne su conto corrente postale. All’avvocato Pascone sono stati sequestrati due immobili a Monte Argentario (GR), via Lividonia, e uno a Napoli, piazzetta Arenella, per un valore complessivo di 834.600 euro, a Simonetti titoli per un valore di 72.882 euro, a Surace un mezzo di due immobili, sito in via Barozzi a Padova, a Zaccheo il 50% di due immobili siti in via Gramsci e di uno in via dei Lavoratori, siti a Latina, per un valore complessivo di 219.100 euro. Al Gip la parola per la convalida.
Nel decreto di sequestro si evidenzia come il pagamento dello stato di avanzamento dei lavori risalente al 2011 poggi sugli artifizi e raggiri consistiti – secondo gli inquirenti – nell’inserire nel progetto preliminare del Comune la previsione di un contributo statale pari a 83 milioni di euro mentre il Cipe ne aggiudicava in via provvisoria 81.425.000 e di un contributo regionale di 6 euro a chilometro, diventati poi 7, da calcolare su una stima di passeggeri pari a 14mila determinata nel progetto preliminare. “… dati inseriti al di fuori di qualsiasi previo studio – si legge nel provvedimento – anzi contraddetti quanto alla stima dei passeggeri dalla trasmissione da parte dell’ingegnere Le Donne alla Regione Lazio…. (pari a 5062, 42 passeggeri per l’anno 2003). Atti e fatti anteriori e “propedeutici” al pagamento dei Sal.
Una metro a tutti i costi: nel decreto a firma del pm Pigozzo colpiscono le dichiarazioni del commissario straordinario del Comune di Latina, Guido Nardone, subentrato alla caduta anticipata dell’amministrazione di Zaccheo, escusso a sommarie informazioni. Il prefetto Nardone riferisce di pressioni ricevute dall’allora direttore generale Taglialatela per la firma di approvazione del progetto esecutivo del secondo lotto dell’opera, quando invece quello del primo lotto era ancora in fase di istruttoria per l’approvazione della variante urbanistica. “Ancora non mi ero accorto – dichiarò Nardone ascoltato dagli inquirenti – di quello che c’era in quel contratto, ma comunque ritenevo non ragionevole portare avanti il secondo lotto senza sapere quale sarebbe stata la sorte del primo. A questo punto subii notevoli pressioni da parte dell’ex sindaco poiché io firmassi, paventando che si correva il rischio di perdere il finanziamento del Cipe, che si concretizzarono in 4 o 5 incontri avvenuti presso il Comune. Pure Metrolatina cominciò a scrivere numerosissime lettere minacciando contenziosi e risarcimenti danni…”