Il processo “Purosangue Ciarelli” ha visto una lunga requisitoria da parte dei pubblici ministeri Luigia Spinelli e Valentina Giammaria, durata quasi cinque ore, al termine della quale sono state richieste condanne complessive per oltre 76 anni di carcere per gli imputati, appartenenti al clan Ciarelli. Tra i reati contestati figurano estorsione, truffa, violenza privata, danneggiamento e lesioni, aggravati dal metodo mafioso.
L’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e condotta dalla squadra mobile di Latina, si è basata sulle testimonianze di collaboratori di giustizia come Agostino Riccardo, Renato Pugliese e Andrea Pradissitto. Il nome “Purosangue” deriva da un profilo Facebook utilizzato dagli imputati per intimidire le vittime.
La pm Spinelli ha sottolineato come i membri del gruppo agissero con modalità mafiose da decenni, compiendo estorsioni nei confronti di avvocati, professionisti e detenuti, e ha evidenziato l’effetto intimidatorio del clan sul territorio, causando paura e abbandono di attività commerciali da parte delle vittime.
Il pm Giammaria ha presentato le richieste di condanna, illustrando nel dettaglio le singole estorsioni. Tra le condanne richieste, 12 anni e otto mesi per Manuel Agresti e 13 anni e otto mesi per Pasquale Ciarelli. Per Ferdinando Ciarelli, detto Macu, è stata richiesta l’assoluzione per intervenuta prescrizione.