Questa sera nella Parrocchia di San Valentino alle ore 21.00 ci sarà una veglia di preghiera. La comunità parrocchiale, che ha visto crescere Martina e Alessia, è sconvolta da questa assurda tragedia e si unirà per cercare di trovare qualche spiegazione a un fatto assurdo a cui nessuno per ora potrà mai dare una risposta. Le ragazze facevano parte dell’Azione Cattolica e partecipavano a tutte le iniziative. Anche la madre, Antonietta, si faceva vedere spesso, dice don Livio, il parroco. Frequentava il gruppo carismatico “Gesù Risorto”. E anche il marito, Luigi Capasso. prima che si separassero, frequentava la parrocchia. Erano insieme lo scorso anno alla festa della Pace, che solitamente si tiene a gennaio. Ed erano insieme anche alla “Festa degli Incontri”, a maggio. Poco meno di un anno fa, quindi. Una famiglia unita, o perlomeno così sembrava, dicono ora tutti quelli che li conoscevano. Poi però ci sono state le botte davanti ai colleghi di lavoro della Findus e quella che sembrava una unione incrinata solo da qualche problema, si è definitivamente spezzata.
Che qualche difficoltà ce l’avessero, non lo avevano nascosto né a loro stessi, né agli altri. Ne avevano parlato anche con don Livio. “Non sembravano però cose gravi”, confessa ora il parroco addolorato per non aver capito che lì, qualcuno, stava superando la soglia del controllo. Quella linea sottile che separa tutto e che da razionale fa diventare un uomo rifiutato, violento e quindi omicida. “Alcune cose, purtroppo le ho sapute dopo”, ammette. Alessia, la più grande, racconta don Livio, negli ultimi tempi era cambiata. Era diventata più chiusa. Viveva la realtà con più distacco. Vai a capire però se era per problemi adolescenziali o cosa, aggiunge quasi a giustificarsi.
Ha indirizzato comunque Antonietta al Consultorio diocesano. Lei c’è andata una volta. Ma si è capito subito che la situazione non poteva essere gestita solo con buoni consigli. L’operatore l’ha invitata a rivolgersi al Centro Antiviolenza “Donna Lilith”di Latina.
“Ma da noi non è mai arrivata”, chiarisce subito Daniela Truffo, responsabile della Casa Rifugio Emily. “Abbiamo verificato nei nostri schedari. Evidentemente ha deciso di poter gestire tutto da sola, sottovalutando il rischio”.
Ma no, Antonietta non si era fermata. Un’amica l’aveva portata all’Associazione Valore Donna,. Associazione che tutela anch’essa le vittime di violenza. E subito è stata messa in contatto con l’avvocato Maria Belli.
“Avevo incontrato le bambine qualche tempo fa ed erano terrorizzate dal padre”, dice l’avvocato. “E la situazione tra la coppia era molto tesa”
L’avvocato Maria Belli aggiunge che fu quindi l’episodio di settembre a farli separare e lui era andato via da casa. Si erano poi susseguiti diversi tentativi di riavvicinamento, ma tutti vani. Da lì era iniziato uno “stalkeraggio” serrato da parte del carabiniere che si faceva trovare sotto casa e che aveva insistito più volte per incontrarla. “Lei, su mio preciso suggerimento – afferma ancora l’avvocato Belli – aveva sempre rifiutato anche quando lui, dopo aver svuotato il conto corrente comune, disse che le avrebbe dato i soldi solo se acconsentiva ad incontrarlo. Mai avvenuto. È sempre stata attentissima, molto prudente” conclude l’avvocato Belli.
Una denuncia, diversi casi di aggressione nei confronti della moglie, anche davanti alle due bambine, e poi episodi di stalkeraggio e lui, appuntato dei carabinieri, ancora era libero di girare con l’arma d’ordinanza? Se lo chiede Valentina Pappacena, presidente di Valore Donna. “Io mi chiedo come sia stato possibile tutto ciò! Cosa deve fare una donna oltre che denunciare, per essere tutelata, insieme ai propri figli? Perché dobbiamo ancora continuare a raccontare tragedie del genere quando, in alcuni casi, le cose si potrebbero e si dovrebbero prevedere? Aggiunge ancora la Pappacena.
Sull’episodio intervengono anche le forze politiche. Invitano al silenzio, alla preghiera e al cordoglio per chi non c’è più e per chi sta combattendo tra la vita e la morte.