Sul progetto originario del Centro di Alta diagnostica a Latina il coordinamento comunale di Fratelli d’Italia non intende in alcun modo indietreggiare. “I tentativi messi in campo dal sindaco servono solo ad aggirare l’ostacolo, ultimo il discutibile affidamento dell’incarico alla Sirm al fine di accertare qualcosa che, invece è evidente, cioè la differenza tra il tomografo ibrido PET RM 3 e la PET che, seppure di ultima generazione, non possiede le caratteristiche del macchinario originariamente previsto. La questione di fondamentale importanza è l’impegno che il Comune si è assunto con l’accordo di programma del 20 aprile 2015, siglato con la Fondazione Roma Scienza e Ricerca, e nella successiva convenzione quadro del 14.05.2015, in attuazione, appunto, tra Provincia di Latina, Comune di Latina, Università degli Studi ‘La Sapienza’ e Fondazione Roma scienza e ricerca e nella successiva Convenzione attuativa tra il Comune di Latina e Fondazione Roma scienza e ricerca del 16. Luglio 2015”, dichiara Annalisa Muzio della Costituente Fratelli d’Italia-AN Latina.
“La vicenda – si legge in una nota stampa dell’esponente politico – rischia di diventare l’ennesima ‘beffa’ per i cittadini di Latina che si apprestano a diventare spettatori della perdita di un progetto che riguardava esclusivamente il nostro territorio e che, se realizzato, porterebbe alla città e all’intera comunità innumerevoli benefici, oltre ad essere un indiscutibile strumento di crescita sia in ambito medico sanitario che per il complessivo indotto che ne deriverebbe. Davvero non si comprende per quale ragione il sindaco di Latina ancora non abbia fatto sua questa battaglia: ci aspettiamo che il sindaco non accetti passivamente soluzioni alternative, ‘di serie b’. Vorremmo, invece, che fosse proprio il Comune, nella persona del sindaco, ad agire per il rispetto dell’accordo di programma del 2015 e che pretenda l’istallazione del macchinario tomografo ibrido Pet RM 3 Tesla. Introdurre una PET similare a quella già in uso, anche presso strutture private, significherebbe mettere in concorrenza il pubblico con i privati, con tutte le conseguenze negative che ne deriverebbero”.
“Non sono da sottovalutare anche le possibili conseguenze legali connesse alla eventuale modifica dell’accordo originario, che comunque richiederebbe il consenso unanime di tutte le parti: il Comune si esporrebbe ad una responsabilità per il suo inadempimento nei confronti degli altri soggetti firmatari dell’accordo”, conclude Fratelli d’Italia che chiede a gran voce “rispetto e tutela per una città che non può lasciarsi sfuggire una opportunità così unica di crescita per la nostra comunità”.