Quando dici “Pier Luigi Cervellati” è fatta. Soprattutto a Latina, città nata dalla palude, che col sorgere del Nuovo Millennio aveva confidato nel professore bolognese per essere rifondata, interpretando al meglio la sua espansione senza tradire la sua identità di Fondazione. E così all’associazione Centro Studi Città Pontine sono bastati pochi articoli di giornale per annunciare la partecipazione del noto urbanista al convegno “Latina, disordine pianificato”, che si è tenuto oggi pomeriggio al Circolo Cittadino, per richiamare nel cuore del centro storico del capoluogo pontino fior di professionisti desiderosi di prendere appunti alla lezione che si preannunciava di tutto rispetto.
Il professor Cervellati, 81 anni, è arrivato in piazza del Popolo poco prima dell’avvio dell’evento e subito un capannello di persone si è formato attorno alla sua figura raffinata, frutto di una mente eclettica. Accolto come una star nel bel mezzo della sua probabilmente unica “incompiuta”, la rifondazione che avrebbe voluto effettuare attraverso il nuovo Piano regolatore affidatogli dal sindaco Ajmone Finestra, ha concesso dediche a chi gli ha sottoposto copie delle sue pubblicazioni.
Davanti a una sala gremita, il professor Cervellati ha incantato il pubblico in un confronto serrato con il presidente dell’Ordine degli architetti di Latina, Massimo Rosolini, replicando a distanza, con impeccabile eleganza, all’assessore Emilio Ranieri che portando i saluti del sindaco Damiano Coletta si era lanciato sul concetto di rigenerazione urbana a superamento dello strumento di Piano regolatore generale. “Rigenerazione urbana”, usata impropriamente, ha precisato più tardi il professore bolognese, affermando che l’ufficio pubblico di pianificazione è un qualcosa che deve oltrepassare l’amministrazione del momento istituzionalizzando invece quella programmazione che sappia cogliere le evoluzioni della vita, dei diversi livelli della vita.
Il convegno di oggi, che ha ricevuto il patrocinio del Comune, della Provincia di Latina, degli ordini professionali degli architetti, degli ingegneri e dal collegio provinciale dei geometri di Latina, ha visto tra i suoi principali protagonisti il giovane consigliere Matteo Coluzzi, che appena pochi mesi fa ha discusso una tesi di laurea in Architettura, neanche a dirlo con il professor Cervellati, Ermanno Zaccheo, presidente del Centro studi Città Pontine. In sala numerosi amministratori comunali di Latina, politici di tutta la provincia e il presidente Carlo Medici in rappresentanza dei sindaci pontini, 33 in tutto, come le 33 le municipalità che compongono la nostra provincia, come 33, numero posto come logo del Centro studi Città pontine nato per promuovere ricerche nei settori che possano determinare un interesse per lo sviluppo sociale ed economico al fine di ricreare nella comunità un senso di appartenenza ed un’identità territoriale.
Ad avvio dei lavori la proiezione di un video sul territorio pontino edito da Novecento e un estratto del film “Latina Littoria” di Gianfranco Pannone, documentario del 2001, nella parte dedicata al ruolo di Cervellati nella città del Novecento che voleva essere rifondata e che invece è rimasta schiacciata da una “crosta di cemento” e bloccata nelle sue possibilità di espansione ordinata, codificata nei diritti pensati per la comunità.
Il professore “interrogato” dalla giornalista Marianna Vicinanza si è lasciato andare con leggerezza sulle disquisizioni tecniche per poi affondare la lama sul degrado della Marina, su improbabili progetti fini a se stessi senza una visione d’insieme: “Guai avviare lavori senza pensare in prospettiva, tenendo conto anche dei risvolti economici”. “In molti ritengono che Latina sia brutta, ma la visione di Frezzotti è alla base delle new town di Londra, pianificate nel secondo dopoguerra quando la popolazione era di un milione di abitanti (oggi superano gli 8 milioni, ndr)”, ha affermato in uno dei momenti clou della conferenza.