La lettera di Raffaele Trano, inviata al procuratore del tribunale di Roma: “Signor procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma, mi urge rappresentarLe il grave stato di allarme in cui versa l’intera comunità del sud Pontino a seguito dei fatti di sangue verificatisi in data 15 febbraio, episodio che vede coinvolto un membro della famiglia Bardellino.
Quanto accaduto ieri infatti non può essere considerato semplicemente un fatto isolato, bensì solo l’ultimo passaggio di una vera e propria escalation di violenza che colpisce già da diversi anni in particolare la città di Formia e numerosi esponenti della famiglia Bardellino, sempre gli stessi. E che arriva al culmine con un agguato di chiara matrice camorrista, con tanto di colpi di arma da fuoco sparati in una attività commerciale di un quartiere densamente abitato e quasi in pieno giorno.
Un’altra sparatoria era già avvenuta non lontano da lì – senza passare alle cronache – già nel dicembre 2020, nei pressi dell’abitazione di Calisto Bardellino, figlio di Ernesto.
Insomma appare evidente che si stia alzando il livello dello scontro, e forse degli avvertimenti, e che quanto si diceva circa l’interesse della camorra a essere silente da queste parti e a non sparare, non è certo più vero, semmai lo sia stato.
I miei concittadini vivono in un clima esplosivo, più volte segnalato in sede parlamentare, e sono preoccupato che tutto ciò possa rappresentare l’inizio di una nuova guerra di Camorra.
Senza contare la circostanza per cui i medesimi protagonisti di questa ed altre vicende, sono già stati spesso protagonisti di fatti cruenti. La stessa vittima dell’agguato, infatti, era in libertà e in attesa di processo a seguito di una brutale aggressione ai danni della propria ex ragazza, massacrata di botte all’interno di un noto ristorante e che ha dovuto subire numerosi interventi chirurgici al volto.
Sempre lo stesso Gustavo è stato protagonista di una rissa in pieno centro alcuni anni fa con esponenti della famiglia Esposito, altra compagine legata al mondo del crimine organizzato. Inoltre il cugino Angelo, pur essendo già stato condannato a sette anni e mezzo per estorsione aggravata ai danni di un imprenditore del luogo, risulta già dal 2020 inspiegabilmente in libertà.
Torno pertanto a ribadire, come già fatto con atti a mia firma, la necessità di una sede della Direzione investigativa antimafia a Formia o quantomeno l’istituzione di un reparto della squadra mobile.
Ho chiesto a più riprese di valutare anche un presidio della Direzione Distrettuale Antimafia nell’area al confine con la Campania e l’invio di personale specializzato nelle indagini patrimoniali.
Mi auguro, dopo quanto accaduto, che le richieste già formulate trovino nelle istituzioni competenti la giusta attenzione”.