Un debutto da dimenticare, quello di ieri, per il Latina 1932. I nerazzurri hanno disputato la loro prima gara di campionato allo stadio “Scopigno” di Rieti, chiudendo con una pesantissima sconfitta per 6-0. I sabini hanno dilagato con una tripletta di Scotto e con i sigilli di Cuffa, dell’ex Tirelli e di Marcheggiani. Gli ospiti, penalizzati nel primo tempo dall’espulsione del centrale Vona per somma di ammonizioni, non hanno saputo contenere le sortite di un avversario parso superiore sul profilo atletico e tecnico. Un’amara delusione per i 300 tifosi presenti ieri nella prima trasferta di serie D, un pesante ko per una squadra ancora in cerca di un’identità, di un’adeguata compattezza tattica e di una condizione fisica all’altezza: la partenza in netto ritardo è un alibi sacrosanto, ma una resa del genere non ammette scusanti.
CHIAPPINI: “MI ASSUMO TUTTE LE RESPONSABILITA’”
Nel dopo gara di Rieti mister Chiappini ha ammesso che non c’è stata partita, al cospetto di un avversario di assoluto livello, ancora più forte di quello che si è piazzato ai vertici la scorsa stagione: “Abbiamo giocato in inferiorità numerica per 58 minuti contro un Rieti esplosivo, che andava al doppio della nostra velocità. Dopo aver preso il primo gol, l’ennesimo subito su palla inattiva, abbiamo avuto l’opportunità di pareggiare e forse a quel punto sarebbe stata un’altra partita. Poi la situazione si è complicata, avrei anche potuto ricorrere ad un 4-4-1 ma avremmo perso ugualmente senza neppure provare a recuperarla. Non salvo nulla di questo match e le colpe sono comunque del sottoscritto, i giocatori hanno fatto quello che dovevano fare. In questa gara è emersa la vera difficoltà di una squadra partita il 10 agosto, che ha fatto tesserare i giocatori il 17 e che ha iniziato il campionato in casa della più forte del girone”.
UN PREZIOSO BAGNO D’UMILTA’
La serie D è questa, non concede sconti e non bada ai fronzoli. Lo hanno dimostrato il tracollo di Rieti e la superiorità degli avversari, abituati alla categoria e attrezzati per primeggiare. Il Latina ieri ha capito che non basta scendere in campo con il blasone dei quattro anni di B: l’umiltà dovrà essere l’arma principale, ma non solo da parte dei protagonisti. Se lo metta in testa anche chi ha deciso di seguire la squadra e se ne facciano una ragione quanti ora stanno scagliando le loro invettive contro Chiappini e la sua creatura: di errori ne sono stati commessi tanti, ma quello più grave è pensare di vincere solo per il fatto di chiamarsi “Latina”.