Sanremo 2020, il festival delle donne e della diversità. E Tiziano Ferro, il ragazzo bullizzato quando non era nessuno e girava come tanti altri coetanei tra le strade di una città di provincia, proprio quella di Latina, ed è diventato una star, ne è stato uno dei principali protagonisti.
Ha dato tutto se stesso, sbagliando, non riuscendo a cantare la canzone di Mia Martini, e proprio per questo emozionando tutto il pubblico, all’Ariston e a casa. Ieri per l’ultima serata ha concluso con un monologo che non ha bisogno di commenti.
“Tra due settimane compio 40 anni. A 40 anni, per la prima volta ho sognato Dio. Aveva il viso di un adolescente e mi diceva che ho strappato a morsi la vita che volevo. A 40 anni, ho scoperto che non voglio essere una persona alterata dal male. Dove l’arroganza urla, il silenzio elegantemente afferma.
A 40 anni ho imparato che non bisogna negarsi all’amore del padre e della madre, mai, né per orgoglio né per timore. L’amore è un lavoro lento e faticoso, fatto di mediazione e di pazienza. Basta ascoltare.
A 40 anni so che nessuno può vedere quanto è bello l’amore se non condividi col mondo il tuo sorriso da innamorato. Ci ho messo 40 anni, ma adesso so che il brutto tempo non esiste. E’ tutto un susseguirsi di stagioni. Solo questione di ripararsi o scoprirsi al momento giusto. A 40 anni guardo il mondo attraverso il filtro delle mie cicatrici. E grazie a loro curo le ferite che arriveranno”.
A 40 anni penso proprio non ci sia bisogno di raccontare da che parte sto. La mia storia si scrive da sè. Maniacalmente innamorato delle persone, tutte. Estremista da sempre dalla parte dei deboli.
Dio non commette errori. E non credo abbia iniziato il 21 febbraio 1980. Non sono sbagliato. Nessuno lo è. Non accetto speculazioni sul tema. Non provateci nemmeno. Ho 40 anni ormai”.