Assume toni sempre più aspri la campagna elettorale di Terracina. Non solo le cozze e il parcheggio alla stazione di Monte San Biagio, adesso arrivano anche i manifesti elettorali.
L’ex sindaco Stefano Nardi, candidato primo cittadino con la lista Albaserena, che per l’occasione del voto del 5 giugno ha scoperto l’utilità dei social, nei giorni scorsi ha postato sul suo profilo Facebook a proposito di manifesti selvaggi la seguente riflessione: “Ma nessun affronta il problema delle affissioni abusive dei vari candidati? Solo le attività devono pagare le tasse di affissione? Secondo Voi i vari candidati a sindaci pagheranno i migliaia di euro di multe che gli sono state contestate? No. Passata la festa, passato il santo”.
Il candidato sindaco delle liste Sestante e Res Agostino Pernarella, invece, affronta il tema dei manifesti “regolari” ma a suo dire poco trasparenti. Ne ha, in particolare, per tre concorrenti: Alessandro Di Tommaso, Nicola Procaccini e Gianluca Corradini. Vediamo. “Quando si tratta della gestione dei loro soldi, i candidati sindaco di Terracina – attacca – vogliono che i loro concittadini ne sappiano il meno possibile. Penso soprattutto a Gianluca Corradini, Nicola Procaccini e Alessandro Di Tommaso, che stanno verosimilmente spendendo somme ingenti per costringere i terracinesi a ricordare le loro facce, che trovi attaccate su ogni spazio pubblicitario sempre in formato gigante, con slogan inquietanti come quello di Corradini (“La mia Terracina”), o evocativi di film non certo a lieto fine nello stile di Di Tommaso (“Stanno tutti bene”), oppure un poco etnici alla Procaccini (come quel “Terracinese, orgoglioso di esserlo”, implicitamente contrapposto nella mente dell’ex sindaco alla presunta rivale “etnia” fondana)”.
“I tre – sono le parole di Pernarella -, sempre attingendo a risorse finanziarie a noi misteriose, visto che gli abbiamo più volte e invano chiesto di renderle pubbliche, hanno inoltre aperto sedi, a volte anche più di una, e si accingono a utilizzare sale cinematografiche per dare avvio alla loro campagna elettorale. Io e le mie liste Sestante e Res facciamo una fatica del diavolo a mettere assieme i soldi per arrivare al minimo sindacale in questa campagna elettorale e spieghiamo la provenienza di ogni centesimo speso, frutto esclusivo peraltro di autofinanziamento. Corradini, Procaccini e Di Tommaso, invece, fanno scorrere fiumi di denaro sotto forma di manifesti maxi e materiale propagandistico vario. Beati loro: senza invidia. Ma dovrebbero rendersi conto di avere un ruolo pubblico e che la provenienza del denaro che spendono per sostenere questo ruolo non è faccenda che riguardi soltanto loro. Come è possibile, infatti, che Corradini, Procaccini, Di Tommaso, ma anche gli altri candidati, siano credibili quando affermano che garantiranno la trasparenza nella gestione della cosa pubblica se è così opaca la gestione del denaro che spendono per la campagna elettorale?”