I manifesti elettorali a Terracina campeggiano ancora nelle aree private e su alcuni tabelloni comunali. Qualcuno avrebbe dovuto rimuoverli il 7 maggio scorso e da quella data vigilare anche che le “vele” non sostino più di 15 minuti in un punto. Qualcuno avrebbe dovuto anche applicare delle sanzioni. Ma così è.
La notte scorsa cinque manifesti del candidato sindaco Nicola Procaccini sono stati danneggiati, sfregiati. Un raid mirato, secondo l’interessato, poiché nelle stesse aree erano presenti anche quelli di qualche concorrente rimasti intonsi. Le foto della devastazione sono state pubblicate da Procaccini sul suo profilo Facebook. Il suo post è stato commentato con messaggi di solidarietà anche da parte di un “concorrente”, almeno così si è firmato. I manifesti in questione si trovavano esposti a La Fiora, Le Mole, presso il piazzale delle ex autolinee e due a San Vito.
Al di là del fatto che i cinque manifesti, come quelli altrui, avrebbero dovuti essere già stati rimossi, si nota effettivamente un certo accanimento. Strappati nella parte del volto, il volto coperto con altri manifesti ecc… La guerra dei manifesti a Terracina, come nelle altre città interessate dal voto del 5 giugno e come in ogni occasione di elezioni, sembra una costante. Un malcostume che non si riesce a curare. In città è iniziata a dicembre 2015, agli albori della lunga campagna elettorale, in danno del Partito democratico che si ritrovò con tutti i volti delle donne dem coperti da affissioni abusive e poi ancora a gennaio con scritte offensive sui manifesti “Stanno tutti bene – Terracina 2026”.
Contestati, devastati, ricoperti, affissi ovunque, esposti nel massimo della regolarità, i manifesti elettorali restano un elemento quasi irrinunciabile per la maggior parte di coloro che, con alle spalle di un partito politico, si misurano con il voto. Il vecchio “strumento” non si abbandona, neanche da parte di chi avrebbe voluto e che non è riuscito a farne a meno. E’ il caso dello schieramento di Procaccini che a gennaio aveva lanciato lo slogan “#laNostraCampagnaEdifferente”, utilizzando i soldi risparmiati per i manifesti per acquistare qualcosa di pubblica utilità. Ma alla fine, come per altro preannunciato con l’avvio della campagna alternativa, le “faccione” sui cartelloni sono apparse lo stesso.