Danni economici a non finire e notevoli disagi tra Terracina e San Felice Circeo per la mancata ricostruzione del ponte sul Sisto lungo la strada provinciale. Da nove mesi, ovvero da quando è stato interdetto il traffico veicolare, un incubo per le due comunità e polemiche a volontà riesplose in questi giorni nel bel mezzo della campagna elettorale. E’ di oggi la notizia che la Procura di Latina ha aperto un’inchiesta per fare luce sull’intera vicenda. Il sostituto Giuseppe Miliano ha delegato i carabinieri del Nucleo investigativo forestale di Latina per gli accertamenti di rito a fronte dell’impatto sociale determinato dalla situazione in atto. Il primo passaggio sarà quello di capire, attraverso l’acquisizione presso la Regione Lazio e la Provincia di Latina della documentazione alla base dell’abbattimento, se ai fini della pubblica incolumità la demolizione praticata era necessaria o si sarebbe potuto optare con opere di consolidamento.
Era il 19 luglio 2017 quando la Provincia di Latina annunciava la demolizione del ponte sul fiume Sisto. Una bruttissima notizia, in piena estate, per le attività legate alla portualità del canale, per il collegamento viario tra il Circeo e Terracina, per i residenti stanziali e non delle due località turistiche. Non un fulmine a ciel sereno, perché erano due mesi che la strada era stata già interdetta al traffico veicolare e pochi giorni prima della drastica decisione la Regione Lazio – Area Difesa Suolo – aveva segnalato agli uffici della Provincia di Latina la compromissione della sezione idraulica del fiume Sisto, in corrispondenza del ponte della provinciale Badino, nonché le precarie condizioni strutturali del ponte, “possibile causa di pericolo al passaggio degli autoveicoli e dei natanti”.
Poi la “sentenza” del 19 luglio, ovvero la decisione di abbattere, alla luce delle risultanze delle indagini statiche relative al ponte sul fiume Sisto che avevano stabilito che la struttura presentava criticità tali da definirla inidonea in termini di staticità, motivo per cui non poteva essere sottoposta a consolidamento per la messa in sicurezza ma doveva essere abbattuta e ricostruita. In una riunione in Prefettura si era poi deciso il piano di azione che avrebbe previsto anche l’interdizione della navigazione del fiume per il tempo necessario all’abbattimento del ponte, mentre dalla Provincia, dai Comuni e dalla Regione si cercavano tempi certi e fondi per la restituzione dell’infrastruttura alla comunità, promettendo anche un ponticello pedo-ciclabile nelle more dei lavori per la ricostruzione definitiva di un ponte carrabile e sicuro. Tempi certi e fondi che a tutt’oggi tardano ad arrivare.
Un caso che fa riflettere, quello del ponte sul Sisto. In Italia purtroppo non sono mancati crolli improvvisi di ponti finiti in tragedia e relative polemiche sulla mancata manutenzione e sui rischi messi a tacere per non creare disagi senza avere cura della pubblica incolumità. A Foce Sisto sin da subito si è alzato il polverone alimentato dal sospetto di un abbattimento non necessario. Sarà la Procura a fare luce sulla vicenda. Ci auguriamo che sia fatta chiarezza a trecentosessanta gradi: se accertata la veridicità delle prove statiche che hanno fatto registrare criticità, come riferito dagli enti competenti, s’indaghi anche se vi siano state precedenti omissioni in termini manutentivi o effettuati lavori alla base dei piloni che abbiano potuto compromettere l’integrità del ponte e se vi siano responsabilità sul ritardo delle opere di ricostruzione.