“Resto della mia opinione che svendere il patrimonio immobiliare dell’ente municipale di Terracina per uscire dal dissesto finanziario sia la peggiore delle soluzioni possibili”. Così Alessandro Di Tommaso, candidato sindaco di Terracina, replica alle voci fuori dal coro sul progetto Casa della cultura.
Il dissesto intellettuale
Di Tommaso entra nel merito dell’ex mercato Arene, “visto che in questi giorni non manca chi plaude all’iniziativa del commissario straordinario del Comune di non aver ceduto alla richiesta popolare di destinare l’immobile al progetto Casa della cultura”. Per il candidato sindaco nessuno sta mettendo in dubbio il peso del dissesto e si domanda “quanto sia funzionale – secondo il commissario – la vendita del mercato rispetto al dissesto finanziario e perché tanta fretta”. “C’è forse il timore – attacca di Tommaso – che con l’insediamento di una nuova amministrazione, democraticamente eletta, questo affare possa sfumare? Ecco, qui si rischia il dissesto intellettuale. Siamo proprio sicuri che nel vecchio edificio di via Benito Florio non fosse possibile trovare ricchezza senza necessità di venderlo? Io credo che l’investimento più grande che un’amministrazione possa effettuare sia quello sul sociale e la cultura”.
Ecco la politica fallimentare
Per il candidato del Pd, l’alienazione in atto è paragonabile alla messa in vendita di un’abitazione di una famiglia in difficoltà economiche dove il padre anziché mettersi a lavorare di più non trova altro da fare che vendere casa. “Il risparmio – spiega – va ricercato in altri ambiti, a cominciare dagli sprechi. In questa vicenda stiamo invece assistendo ad una semplice equazione: il commissario svende i beni per pagare i buffi delle precedenti amministrazioni. Fine della storia. Se dovesse andare in porto tutto ciò, la città si ritroverebbe ulteriormente impoverita dal fallimento di una politica portata avanti dal centrodestra senza prospettive di risanamento delle finanze e di crescita culturale”.
Il progetto per la cultura resta un grande stimolo
Di Tommaso aggiunge che “si è spezzata la capacità del Comune di Terracina di preservare il suo patrimonio da dubbie operazioni”. “Con il progetto Casa della cultura – conclude – abbiamo avvertito nuove esigenze dei cittadini. Un bello stimolo per andare avanti e trovare soluzioni alternative. Uno stimolo che colgo molto volentieri”.