Gli anziani di via Leopardi muovono nuove accuse nei confronti del direttore dell’Azienda speciale e del commissario straordinario del Comune di Terracina. A riattizzare il fuoco delle polemiche sono state le dichiarazioni di Carla Amici, rilasciate nel corso della conferenza stampa indetta per la presentazione del bilancio dell’azienda, volte a far sapere che sul caso di via Leopardi aveva relazionato al commissario Erminia Ocello.
Ora il presidente del centro sociale Maria Finalba Alla e il suo vice presidente Carlo Senesi rispondono per le rime, affermando di essere curiosi sul contenuto della relazione di Amici dal momento che “l’Azienda Speciale da quando è stato eletto il nuovo ufficio di presidenza ed il nuovo comitato di gestione del centro sociale, non si è più fatta viva”.
In una lettera indirizzata ai componenti del consiglio di amministrazione, a Ocello e Amici, il presidente e il vicepresidente del centro anziani di via Leopardi mettono in evidenza alcuni punti. “Il Comune, o l’Azienda Speciale, fate voi, in base al regolamento comunale sui centri sociali – scrivono – hanno l’obbligo di nominare un proprio rappresentante nel comitato di gestione e non lo hanno mai fatto nonostante siano stati da noi sollecitati in tal senso ripetutamente. Abbiamo rivolto richieste d’incontro ripetutamente, sia alla dottoressa Ocello sia alla dottoressa Amici che al consiglio di amministrazione dell’Azienda Speciale e mai abbiamo ricevuto né una convocazione né tantomeno alcun riscontro alle nostre missive. Neanche quando abbiamo subito ben tre furti, mai, neanche in una delle tre circostanze citate né una visita né una parola di solidarietà, né tantomeno d’incoraggiamento ad andare avanti. Probabilmente diamo certamente fastidio a qualcuno, in quanto ci siamo sempre rifiutati di attaccarci a questo o a quel carro politico, a differenza degli altri centri sociali esistenti sul territorio”.
Alla e Senesi tornano all’attacco sulla tinteggiatura effettuata nella scuola ad esclusione dei locali del centro sociale, sul cambio della sede nel sottoscala-tomba di via Giorgione, sulla “promessa” fatta alle organizzazioni sindacali dei pensionati per una diversa sistemazione. “Ci incuriosisce sapere come fa l’Azienda Speciale a scrivere una relazione alla dottoressa Ocello – ribadiscono -, sulla base di quali informazioni e assunte da chi, visto che né il direttore né il consiglio di amministrazione si sono mai visti e né mai ci hanno convocati per ascoltarci? Possiamo tranquillizzare tutti che non siamo né lebbrosi, né appestati né portatori di malattie infettive, nonostante l’età”.
I due rappresentanti del centro anziani espongono nella lettera ai vertici di Comune e Azienda speciale tutto il lavoro svolto nell’organizzazione di gite e cure termali, delle feste di successo e del mantenimento di apertura della sede negli orari stabiliti, assolvendo appieno tutte le funzioni assegnate. “E’ bene comunque farvi presente – incalzano – che nonostante né l’Azienda Speciale né il Comune di Terracina abbiano mai sborsato un centesimo per contribuire a sostenerci, non ci fornite neanche quanto è vostro obbligo darci e ratificato nel regolamento comunale sui centri sociali, come la pulizia dei locali o le spese telefoniche, e nonostante che i contributi regionali. Siano fermi all’anno 2009. Abbiamo un bilancio chiuso in attivo, attivo che si crea con le iniziative autofinanziate ed il tesseramento, ora in forte aumento. Se volessimo fare polemica dovremmo chiedervi, dottoressa Amici, che fine hanno fatto le ricevute della contabilità del centro sociale nel periodo che è stato gestito dal commissario nominato dal Comune”.
Alla e Senesi si domandano come mai Amici non si sia chiesta il motivo delle dimissioni in blocco del consiglio direttivo. Eppure, sottolineano, è sua la competenza sui centri anziani. Riformulata, infine, la richiesta di surroga dei componenti che si sono dimessi, il presidente e il vice presidente invitano nuovamente Amici ad un incontro: “Dottoressa Amici, l’abbiamo invitata a partecipare alle nostre assemblee e non è mai venuta, ad una ci ha detto di sì e poi non si è presentata neanche preavvisandoci, facendoci così ritardare l’inizio dei lavori. La preghiamo, venga, le rinnoviamo l’invito, solo al fine di farle rendere conto che sta parlando semplicemente di cose che non conosce, il centro non sta diventando un luogo di accuse, semmai lo era, le spiegheremo meglio che i limiti che oggi il centro ha è quello di non poter ospitare tutti coloro che settimanalmente vogliono venire alle nostre iniziative in quanto noi, per motivi di sicurezza, alle nostre iniziative nei nostri locali più di 70/75 persone non facciamo partecipare, ma le assicuriamo che la richiesta è maggiore”.