Circa 300 lavoratori addetti alla ristorazione nelle sedi Telecom Italia Spa, ripartiti nelle regioni Lazio, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna, sono stati posti in procedure di ammortizzatori sociali senza che a tutt’oggi sia stata garantita alcuna continuità lavorativa. Diciotto di loro, sono lavoratori della provincia di Latina.
ll loro futuro occupazionale è giunto sul tavolo Ministero del Lavoro. Dopo che nei giorni scorsi le organizzazioni sindacali: Sindacato Clas, Flaica-Uniti CUB, FesicaConfsal, UGL Terziario e USB Lavoro Privato avevano chiesto un incontro urgente al Ministro Andrea Orlando, gli stessi sindacati sono stati ricevuti dal sottosegretario al Lavoro, Tiziana Nisini alla presenza del direttore generale delle relazioni industriali e rapporti di lavoro del Ministero, Romolo de Camilis.
La vicenda occupazionale è quella sorta a seguito della cessazione per scadenza contrattuale, in data 31 agosto 2020, delle attività di ristorazione fornite in appalto da diverse società presso i siti di Telecom Italia.
“Abbiamo esposto al sottosegretario il fatto che l’azienda ha rifiutato qualsiasi confronto sindacale e non ha inserito, nel bando di gara/invito inviato alle aziende, nessuna “clausola sociale” per la salvaguardia del personale che era in forza al 31 agosto 2020 – dichiara il Presidente di Sindacato CLAS, Davide Favero – Vogliamo la salvaguardia occupazionale, contrattuale e salariale delle maestranze coinvolte nella vicenda, prevedendo fin da ora ogni forma di tutela per i lavoratori nel caso non sia raggiunto alcun accordo con Telecom. Ringrazio il sottosegretario Nisini per la disponibilità e per aver preso l’impegno di convocare l’azienda, e le ditte che erano titolari dell’appalto fino al 31/08/2020, CIR ed ELIOR, per un confronto a cui seguirà un ulteriore passaggio con i sindacati. Le 300 persone coinvolte non possono essere privati del lavoro e delle relative tutele, ma ad oggi non c’è certezza sui tempi di ripresa del servizio ristorazione / bar presso le sedi Telecom e, inoltre, la società subentrante, come già accaduto in situazioni analoghe in passato, potrebbe dichiarare di non essere obbligata all’applicazione della clausola sociale, non essendoci continuità temporale nel passaggio di appalto. Per questo le cinque sigle sindacali nazionali hanno deciso di unire il loro impegno per un’azione congiunta” – conclude Favero.