C’è un atto del Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria che, revocando la nomina a giudice in soprannumero (?) del dottor Antonio Lollo, nomina lo stesso a giudice nella Commissione Tributaria regionale del Molise.
Arrestato dalla Squadra Mobile il 20 marzo 2015 insieme ad altre sette persone per lo scandalo tangenti del Tribunale di Latina, il magistrato della sezione fallimentare non è stato ancora processato. Dopo circa sei mesi di detenzione, quasi tutti passati ai domiciliari, Lollo è tornato in libertà a novembre 2015 per il venir meno delle esigenze cautelari. La conclusione delle indagini preliminari, passate per competenza alla Procura della Repubblica di Perugia, è di appena un mese fa, marzo 2017, quando sono stati notificati gli avvisi a tutti gli indagati. Imminente la scadenza per la formalizzazione della richiesta di rinvio a giudizio e la fissazione dell’udienza preliminare.
Erano passati pochi giorni dai clamorosi arresti quando Lollo, al termine di un interrogatorio aveva preannunciato la sua decisione di lasciare la toga. “Confermo di aver sostanzialmente venduto la mia funzione di giudice delegato da due anni a questa parte”, aveva detto davanti agli inquirenti coinvolgendo nella cricca delle tangenti anche altre persone fino a quel momento rimaste esclude dal registro degli indagati. Di lì a poco le sue dimissioni dalla magistratura, salvo poi ripensarci entro il termine utile. Con una domanda presentata al Consiglio Superiore della Magistratura aveva infatti chiesto e ottenuto la revoca delle sue dimissioni. Da qui la successiva istanza per la ripresa dell’attività non a Latina ma preferibilmente in altre sedi del Nord Italia.
L’atto di deliberazione del Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria, datato 13 dicembre 2016, prende invece un’altra direzione geografica da quella auspicata dal giudice Lollo ma assegna allo stesso un ruolo particolarmente delicato, a contatto diretto con cause che possono valere anche una montagna di soldi. Non sappiamo se il giudice Lollo abbia accettato o meno l’incarico presso la Commissione Tributaria regionale del Molise: nella delibera veniva precisato che avrebbe potuto rinunciare entro il termine perentorio di sette giorni. Resta singolare il caso di questa nomina, capace di far discutere anche i più garantisti dei garantisti.