La notizia del sequestro di 12 mila tamponi rapidi “fai da te” irregolari ha fatto il giro del Paese, rimbalzando dalla cronaca locale ai tg nazionali. Qualche ora dopo il titolare del negozio Luigi Murciano Biancheria perquisito dai carabinieri del NAS di Latina ha affidato il suo diritto di replica a mezzo social. Ecco uno stralcio delle dichiarazioni contenute nella storia su Instagramm, poi ampliate in oltre mezz’ora di diretta sulla pagina facebook: “I tamponi erano regolarmente registrati e a norma di legge. Il bugiardino era in tutte le lingue meno che in italiano. Nessuno ce l’ha… Ma il problema era solo che Luigi Murciano Biancheria li vendeva per il popolo a 3 euro senza guadagnare e le mascherine ancora le vendo a 40 centesimi“.
In base all’operazione del NAS, si parla di prodotti, consistenti in tamponi orofaringei per la ricerca dell’antigene del COVID-19, privi di qualsivoglia indicazione in lingua italiana, sia sull’imballaggio esterno che sul foglio delle istruzioni, obbligatorie per consentirne il corretto utilizzo, come le procedure da adottare, le precauzioni d’uso e le modalità di conservazione.
Il dispositivo è risultato prodotto in Cina ed importato in Italia da un’azienda di Roma, tramite di un distributore sloveno.
Nel corso dell’operazione sono state rinvenute e sottoposte a sequestro amministrativo complessivamente 12.100 confezioni di test antigenici rapidi per uso autodiagnostico, per un valore commerciale di circa 25mila euro.