Operazione Masterchef, ecco come avveniva nel carcere di Latina la consegna della droga: piccole dosi nascoste tra le dita delle mani e passate dalla madre al figlio con un piccolo gesto, nel corso dei colloqui settimanali all’interno della casa circondariale.
Determinate ai fini delle indagini che hanno portato oggi all’arresto di tre persone e alla notifica di tre misure di obblighi di firma ad altrettante persone, è stata la confidenza di un detenuto fatta nel 2018 al capo della Polizia Penitenziaria: “Ci sono tre detenuti lavoratori, il cuoco, il magazziniere e lo spesino che qui dentro forniscono droga agli altri detenuti”.
Parte così l’attività di indagine che ha consentito agli investigatori dei carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale dell’Arma dei carabinieri di operare su due fronti: quello interno, cercando il canale di approvvigionamento che si è mostrato, sulla base degli accertamenti tecnici, di natura familiare, e quello esterno di reperimento della droga da portare dentro la struttura di via Aspromonte che ha visto all’opera familiari, intermediari e pusher.
Lo spiega nella video-intervista che segue il tenente colonnello Paolo Befera, comandante del Reparto operativo del Nucleo investigativo di Latina.
Va detto che i tre detenuti che all’interno del carcere lavoravano e che quindi si muovevano agevolmente risultano deferiti a piede libero per la vicenda che ha portato all’arresto della madre di uno di loro, lo spesino, e di altri due spacciatori. Attualmente nessuno dei tre si trova in via Aspromonte. Uno è tornato in libertà e altri due trasferiti in altre case circondariali.
Con l’operazione Materchef, eseguita oggi, sono invece finiti in carcere Michele Petillo, 26enne di Latina, Salvatore Scava, 40enne di Torre Del Greco e residente a Latina e Stefania Mirocevic, 55enne di Latina. Agli obblighi di firma B.C., 26enne di Velletri, residente a Latina, D.J., 33enne di Latina e D.P.T., 22enne di Latina.
Operazione Masterchef, video-intervista al capo della Polizia Penitenziaria