Sono stati interrogati questa mattina, dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Latina, Alfredo Celani e Massimiliano Tartaglia, arrestati durante l’operazione Selfie. I due farebbero parte, secondo gli investigatori, di un’organizzazione criminale che si occupava di produrre e cedere marijuana tra la Locride e Latina.
Entrambi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Soltanto Tartaglia ha rilasciato delle brevissime dichiarazioni spontanee, dichiarandosi innocente. Con loro gli avvocati Alessia Vita e Oreste Palmieri.
Altri due pontini erano finiti nella rete, Adamo Fiasco e Arianna Ramiccia, che avrebbe accettato di trasportare la droga per conto del compagno Celani. Entrambi ai domiciliari saranno interrogati nei prossimi giorni.
Il gip di Reggio Calabria, Antonio Foti, è convinto il gruppo si occupava di trasportare la sostanza stupefacente dalla Calabria al capoluogo pontino e poi di distribuirlo.
Le indagini sono iniziate con la scoperta di alcuni terreni dove veniva coltivata la marijuana, in un piccolo paese di Reggio Calabria, nella Locride (un’area della città sul versante Ionico della Calabria). Per scoprire chi si occupava delle piantagioni gli investigatori non hanno dovuto fare altro che guardare le immagini delle telecamere installate per proteggerle. Per questo l’operazione è stata chiamata “Selfie”: un vero e proprio autogol. Le intercettazioni hanno fatto il resto e con quelle gli inquirenti sono arrivati a Latina e ad incastrare i 4 pontini.
Nel maggio 2017 si arriva all’arresto nel capoluogo pontino di Lorenzo De Luca e Emiliano Raponi: i due furono trovati in possesso di 3 chili di marijuana. L’abitazione di Celani fu perquisita: i carabinieri trovarono un quaderno su cui erano riportate informazioni legate alla droga. I militari fotografarono il libro, ma non lo sequestrarono, per non destare sospetti e continuare con gli accertamenti.