Resta a disposizione dell’autorità giudiziaria il corpo di Rinaldo Di Lello, pescatore 63enne di Terracina, recuperato nel primo pomeriggio di ieri a poche miglia dalla costa tra Terracina e Fondi. Era rimasto intrappolato all’interno dello scafo del peschereccio Claudio Padre, di cui era comandante, affondato venerdì mattina, mentre rientrava al porto di Terracina dopo un’uscita notturna per la consueta pesca. Con Di Lello anche il proprietario dell’imbarcazione, il 23enne Antonio Di Pinto, anche lui di Terracina, miracolosamente sopravvissuto al naufragio e tratto in salvo dai primi soccorritori, il personale di una motovedetta della Guardia Costiera e gli equipaggi di tre pescherecci della marineria locale che subito si erano messi a disposizione per le ricerche dopo la segnalazione di una situazione di emergenza, ricevuta dalla stazione satellitare italiana della Guardia Costiera con sede a Bari.
L’imbarcazione affondata era stata localizzata nel tardo pomeriggio di venerdì, ma soltanto ieri mattina è stata data per certa dalla motovedetta 856 della Capitaneria di Porto. Nel primo pomeriggio di ieri i sommozzatori del 2° Nucleo Operatori subacquei della Guardia Costiera di Napoli avevano raggiunto l’imbarcazione e all’interno avevano trovato il corpo del pescatore disperso. Recuperata la salma, ieri stesso i famigliari avevano potuto effettuare il riconoscimento della vittima.
Con molta probabilità, nella giornata di domani, la Procura conferirà l’incarico per l’esame autoptico. Restano da chiarire le cause del naufragio e relativo affondamento dell’imbarcazione. Al momento le indagini sono state affidate alla Capitaneria di Porto ma non è escluso che l’autorità giudiziaria possa affiancare all’attività di polizia giudiziaria anche il lavoro di un esperto.
In tanti a Terracina si sono stretti attorno al dolore della famiglia Di Lello. Rinaldo, il comandante, era stimato da molti in città. La notizia di questa tragedia ha scosso la marineria e l’intera comunità terracinese.