Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta a firma di Elio Zappone, legale dell’Associazione Progetto Diritti di Terracina che da molti anni si occupa della tutela dei diritti dei migranti sul territorio pontino. L’argomento riguarda l’operazione Dionea che ha portato all’arresto dei responsabili delle onlus che gestivano alcuni Cas a Fondi. Di seguito il testo.
L’arresto di 6 persone appartenenti a due cooperative che gestivano diversi centri di accoglienza per migranti a Fondi, per i reati di falso, truffa aggravata, frode nelle pubbliche forniture e maltrattamenti nei confronti dei migranti, mi consente di ribadire alcune riflessioni già da me in parte esplicitate in un intervista fattami dal giornalista Simone Tosatti da cui era nato un articolo pubblicato sulla rivista settimanale “il Caffè di Latina” del 17 maggio 2018, in cui facevo riferimento ad un numero elevato di migranti che dall’inizio dell’anno sono stati cacciati dai centri di accoglienza della Provincia di Latina.
Alcuni di questi, infatti, all’incirca una trentina, si sono presentati allo sportello legale della Caritas Diocesana di Latina, allo sportello legale dell’associazione Progetto Diritti di Terracina e allo sportello legale dell’associazione Articolo ventiquattro di Fondi, mostrandomi un provvedimento di revoca delle misure d’accoglienza disposto nei loro confronti dalla Prefettura, a seguito di tensioni avvenute in alcuni centri d’accoglienza per le difficili condizioni di vita in essi esistenti.
In quell’intervista spiegavo che all’interno di molti CAS (centri d’accoglienza straordinaria), in particolare in quelle strutture sovraffollate, le difficili condizioni di convivenza danno luogo a tensioni legate molto spesso a problematiche funzionali o organizzative oggettive, alcune delle quali venivano descritte nell’articolo in maniera dettagliata.
Nella stessa intervista evidenziavo inoltre che nei casi in cui i migranti avevano protestato per denunciare le suddette condizioni, la soluzione maggiormente utilizzata dalla Prefettura era stata l’immediata revoca delle misure di accoglienza nei confronti degli stranieri e la loro conseguente cacciata dal centro d’accoglienza.
Ebbene, senza entrare nel merito dei casi specifici, in quell’intervista facevo notare che, tali provvedimenti, condannando i destinatari alla vita di strada, invece di risolvere il problema, lo amplificano, trasferendolo al di là della recinzione del centro d’accoglienza con l’inevitabile ricaduta sull’intera comunità. Infatti, una volta cacciati dalle strutture, dove vadano e cosa facciano quei migranti sembra non interessare più nessuno.
Spiegavo, inoltre, che, in base all’attuale quadro normativo le Prefetture, quali Enti responsabili, sono competenti anche nella valutazione organizzativa delle cooperative istanti e che, tale aspetto, necessitava di una specifica analisi visto il verificarsi di situazioni molto gravi, rispetto alle quali la cacciata dei migranti dalle strutture non è certamente risolutiva.
Orbene, alla luce della citata inchiesta che ha portato agli arresti dei responsabili della cooperativa “La Ginestra” e della cooperativa “Azalea”, mentre sui social oltre a giudizi critici sui “falsi buoni che si improvvisano imprenditori dell’accoglienza” si accompagnano anche attacchi a sfondo razziale verso i migranti, sento il dovere di ribadire che i migranti sono le vere vittime di questo sistema criminoso.
Infatti, come è emerso dalle parole dette nel corso delle conferenza stampa di ieri dal procuratore aggiunto di Latina Carlo Lasperanza, questi richiedenti asilo, oltre ad essere costretti a vivere in strutture fatiscenti, tenute in condizioni igieniche vergognose, nelle quali venivano somministrati alimenti scaduti o di pessima qualità, erano anche in una posizione di continuo ricatto in quanto i responsabili delle suddette strutture li minacciavano che, laddove avessero posto in essere qualunque forma di protesta, sarebbero stati allontanati dal progetto di accoglienza finendo, conseguentemente, a vivere per strada senza alcuna forma di sostentamento.
Questo stato di perenne ed evidente soggezione nei confronti della cooperativa spingeva, pertanto, molti richiedenti asilo ad accettare di vivere in condizioni non dignitose senza pretendere degli standard qualitativi minimi nei beni e servizi forniti dalla cooperativa, come invece era stabilito negli accordi stipulati tra la cooperativa stessa e la Prefettura.
Orbene di fronte ad una così grave e costante violazione della legge da parte delle citate cooperative ci si chiede come sia stato possibile che, in questi anni, la Prefettura di Latina non solo non sia mai intervenuta per interrompere tale comportamento ma abbia, addirittura, rinnovato annualmente l’assegnazione dell’appalto alle suddette cooperative.
Ciò appare incomprensibile anche considerando che la stessa Prefettura, in altri casi certamente meno gravi di questo, come quello dell’Hotel Casal De Le Palme di Latina gestito dalla cooperativa Karibu, aveva recentemente disposto il graduale “svuotamento” della struttura in quanto erano state accertate irregolarità strutturali che non consentivano il rispetto dei parametri stabiliti dal contratto di appalto.
A questo punto, come lo stesso procuratore Lasperanza ha ritenuto di precisare, “resta da capire se il mancato controllo da parte dell’ente erogante, la Prefettura di Latina, sia attribuibile a culpa in vigilando, a connivenza o corruttela”.
Alla luce di ciò, a nome dell’Associazione “Progetto Diritti” e dell’Associazione “Articolo ventiquattro”, che da anni si impegnano sul nostro territorio nella tutela dei diritti dei migranti e, più in generale, delle persone svantaggiate, io e il collega Francescopaolo de Arcangelis, nel ribadire la nostra condanna incondizionata di coloro che si arricchiscono con la finta accoglienza ci impegniamo fin da ora a fornire consulenza e assistenza legale gratuita, presso gli sportelli legali gestiti dalle suddette associazioni rispettivamente a Terracina e Fondi, a tutti quei migranti che, a vario titolo, sono state vittime di questo sistema portato alla luce dalla Procura di Latina.
Elio Zappone