Il pubblico ministero ha chiesto 14 anni di reclusione per Sergio Gangemi, che insieme ad altri imputati (per i quali si procede separatamente), avrebbero tormentato due imprenditori di Aprilia e Pomezia, arrivando – secondo gli inquirenti – a chiedere 25 milioni di euro a fronte di un prestito di 13 milioni. L’uomo risponde di estorsione ed usura, ma anche di aver predisposto attentati con ordigni da guerra.
Il gruppo fu arrestato il 18 maggio 2018, al termine delle indagini avviate dalla Direzione distrettuale antimafia proprio dopo l’esplosione di colpi d’arma da fuoco davanti la casa di una delle vittime, a Pomezia, il 31 luglio 2016.
Gangemi ha chiesto di stralciare la sua posizione, di essere cioè giudicato prima degli altri imputati, rinunciando ad ascoltare i testimoni della difesa, dopo aver risarcito una delle vittime. I Comuni di Aprilia e Pomezia, che pure si sono costituiti parti civili, hanno invece rinunciato al risarcimento in questa sede.
Anche il pubblico ministero ha rinunciato alla sua lista testi, per una sorta di accordo. Quasi un abbreviato all’interno del procedimento ordinario, che non prevede però la riduzione di un terzo dell’eventuale condanna.
La difesa lo ha proposto per chiedere ed effettivamente ottenere le attenuanti generiche, quindi comunque una piccola riduzione della pena. Il pubblico ministero, che ha discusso ieri, 28 novembre, ha chiesto al termine della sua requisitoria, 14 anni per l’imputato. L’udienza è stata quindi rinviata al 19 dicembre per la discussione della difesa. La sentenza è prevista per il prossimo il 9 gennaio 2020. Il processo ordinario per gli altri 3 imputati proseguirà normalmente ed è stato rinviato al 4 gennaio.
Intanto al tribunale di Latina è in corso un altro processo a carico di Sergio Gangemi e di Vittorio Gavini, sempre per usura. I tassi usurai sarebbero arrivati, secondo il consulente sentito ieri in aula, anche al 465%. La sentenza in questo caso è prevista per il 19 marzo 2020.