Ci piace immaginare un Benito Di Fazio sorridente, a una spanna da terra, per quanto accaduto ieri al suo funerale. Suo malgrado, o forse no.
Un sacerdote, don Gaetano Manzo parroco di Santa Maria Assunta in Cielo, tenta la censura del suo ritratto disegnato a pennello dall’amico Nicola Reale. Non gli riesce e provoca lo sdegno. Tenta di giustificarsi. Lo difende l’Arcidiocesi di Gaeta: il parroco voleva richiamare tutti al senso liturgico delle esequie cristiane. L’Arcidiocesi di Gaeta, unitamente al parroco di Sperlonga don Gaetano Manzo, si rammarica per l’accaduto e per gli effetti involontari della vicenda, il più grave dei quali è aver dato l’impressione di aver preso le distanze dall’impegno sociale e politico di uomo che ha segnato la storia della comunità sperlongana.
Don Gaetano aveva preteso di togliere dal discorso, da leggere in chiesa, la parte che riguardava la vita politica di Benito. Ma la famiglia si è opposta mentre montava la protesta degli amici. Reale ha letto la versione integrale e si è beccato la ramanzina del sacerdote a cui sono seguiti fischi di disapprovazione. Ma è stato un miracolo. Il miracolo della libertà.
Ieri, salutando a nostro modo l’ingegnere Benito Di Fazio, avevamo parlato della sua impronta indelebile destinata a resistere, in nome della libertà, a tutte le mareggiate. Arcidiocesi e parroco si rammaricano per l’accaduto e per gli effetti involontari della vicenda. Noi al contrario li ringraziamo, pur contestandoli, per la clamorosa gaffe senza la quale non staremmo qui ad evidenziare la portata dei messaggi “scomodi” di Di Fazio. La rivoluzione di Benito è appena iniziata. Romperà gli argini dell’omertà, del negazionismo della malavita organizzata, della mentalità mafiosa, di una chiesa collusa che oggi l’Arcidiocesi ripudia con forza, parlando dei nuovi presidi di giustizia e di libertà frutto della collaborazione tra parrocchie, oratori, scuole e associazioni del mondo civile. Ecco allora perché forse non possiamo dire che quando accaduto ieri sia estraneo alla volontà di Di Fazio. La sua eredità si è sprigionata da uno scrigno per raggiungere una più vasta platea.
—————————————————-
Riportiamo di seguito una nota stampa di Sinistra Italiana sulla scomparsa di Benito Di Fazio e su quanto accaduto ieri a Sperlonga
Sinistra Italiana della provincia di Latina esprime il proprio cordoglio per la morte di Benito Di Fazio, che da Consigliere Comunale a Sperlonga ha condotto anni di battaglie contro il malaffare e la distruzione del territorio nel proprio paese. Il suo impegno inizia ora a mostrare i propri frutti, con gli interventi della Magistratura che cominciano a svelare la trama dei rapporti tra amministrazione pubblica e interessi privati. Una lotta segnata anche dalle intimidazioni e minacce che Di Fazio ha subito fino a tempi recentissimi.
Proprio la denuncia di questo clima e la necessità di lottare per il ripristino della legalità devono aver infastidito il sacerdote che celebrava il rito funebre, tanto da indurlo a tentare di interrompere la commemorazione tenuta da una delle persone che lo avevano affiancato nella vita e nell’impegno. Non sopporta, il parroco, che nella sua Chiesa di parli di “mentalità mafiosa”. Farebbe bene a preoccuparsi se tale mentalità sia invece presente tra i suoi parrocchiani e nella sua comunità. Ma forse gli sfuggono esempi come quelli di don Puglisi, don Diana e i tanti sacerdoti che sono in prima linea contro le mafie.
Sinistra Italiana condanna nettamente il comportamento del parroco di Sperlonga, rilevando come proprio simili atteggiamenti evidenzino ancor più la necessità di attenzione e impegno per la legalità a Sperlonga e nel sud pontino.