Sognare in piccolo una grande città (senza parchi sbarrati)

 

I capitoli di un libro scucito. Giardini incustoditi preda di vandali, appena dotati di attrezzature di svago e di continuo danneggiati, scuole e teatri in attesa di norme di sicurezza, e strade votate all’immondizia giacente. Ci dovrà essere un altro modo di essere bambini in questa città? Parrebbe di no ma la speranza, stradicono, non può morire. Eppure nessuno ne parla, dallo schermo dei nostri computer nell’habitat straniante di una città commissariata abbiamo letto commenti e proteste: il verde non curato, i musei sbarrati, il cuore del capoluogo lasciato morire, piazza del Popolo avvizzita come le sue aiuole e inoltre chi si è indignato in riva al mare cercando servizi degni o vedendo il circuito urbano invaso dal cemento.

Allora prendiamo finalmente il coraggio di una verità scomoda. I bambini desiderano cose piccole, siamo noi adulti a coltivare i grandi sogni non realizzabili.  E che siano cose piccole o grandi sogni a Latina è difficile vederli sotto vesti concrete che esulino dall’immaginario. Se ancora c’è memoria di un fazzoletto di giardino dove si possa giocare sicuri e correre con gli amici, un bambino vorrebbe solo questo. Respirare aria pulita, giocare tranquilli, un’altalena in un parco custodito. Ma in questa città accadono cose anomale e anche essere bambini diventa una faccenda complicata.

Scrive a Latinacorriere.it una mamma di Latina scalo che segnala come la politica e la burocrazia abbiano scelto di chiudere un parco lasciando fuori i pensieri e i desideri semplici di una comunità: “E’ stato chiuso il parco Faustinella di Latina scalo, l’unico attrezzato con spazi, giostre, un piazzale lastricato: un parco recintato e ben tenuto dal custode. E’ stato così per anni, sino a quando, non si sa perché, il cancello è stato chiuso. C’è un cartello, mi pare poco ‘ufficiale’ in cui c’è scritto che il parco non aprirà sino a data da destinarsi. Oggi, di fatto, a Latina scalo non c’è un parco in cui si possano portare i bambini a giocare: quelli che ci sono hanno altalene rotte ed erba alta: un vero e proprio schiaffo a tutte quelle famiglie che vorrebbero far godere un po’ di sole ai propri figli anche d’inverno, visto che non ci troviamo al Polo Nord e spesso le temperature lo consentono. Ho letto sui giornali, negli ultimi mesi, che si fanno tante battaglie perché il teatro della città è insicuro, che lo stadio non è sicuro. Tutto si è scoperto da quando il sindaco se n’è andato. E’ chiaro che delle esigenze delle famiglie non interessa a nessuno, al sindaco come al prefetto, come ai politici che vogliono andare al consiglio comunale. Forse rimettere a posto un parco non porta voti, e allora nessuno fa niente”.

Ma è il finale di questa lettera che condensa una condanna senza appello: “Spero che i miei figli avranno la fortuna di andare via da Latina e che, se oggi qualche politico ha ancora un po’ di coscienza (a proposito ce ne sono a Latina scalo? Hanno figli?) faccia qualcosa per sanare questa vergogna”. La disaffezione e l’insoddisfazione della gente diventano malattie endemiche nel solco del disservizio e le iniziative di pochi spiccano di fronte alle assenze istituzionali. Latina è la città dei non luoghi e delle aspirazioni: la piazza che vorrebbe essere il cuore vitale del centro, le scuole che vorrebbero educare in luoghi sicuri, i quartieri che vorrebbero maggiori servizi. Così i non-luoghi fanno perdere il senso di una città.  Una città che dimentica i suoi bambini. E che è inadeguata persino a cose piccole e a sogni semplici, come un parco sicuro.