I 50 nuovi concorsi per la stabilizzazione dei precari della sanità del Lazio tanto sbandierati da Zingaretti ieri, sono solo l’ennesimo bluff, dice Giuseppe Simeone, consigliere regionale di Forza Italia. L’unica cosa pubblicata sul Burl del 15 febbraio è il diario delle prove scritte delle procedure selettive finalizzate alla stabilizzazione del personale precario operante nelle Asl del Lazio. E nello specifico per la Asl Rm1, per il San Camillo-Forlanini, per la Asl di Latina e per la Asl di Viterbo. Questo significa che i concorsi sono già stati pubblicati e nel 2017, per essere precisi. Le domande sono già state presentate e che, con notevole lentezza, si è finalmente arrivati allo step successivo. E’ vergognoso che Zingaretti parli di nuovi concorsi illudendo gli operatori, giocando sull’interpretazione e alimentando speranze che sono deluse dai fatti. Calcolando che, come espressamente previsto dai bandi per la stabilizzazione, alla prova scritta seguirà un colloquio orale siamo pronti a scommettere che Zingaretti dirà anche in quel caso che sono stati indetti cinquanta, cento, mille nuovi concorsi. Omettendo di dire che sono sempre gli stessi. Così come omette, scientemente, di dire che questi bandi per la stabilizzazione sono possibili grazie al lavoro svolto da Forza Italia e alla proposta di legge che abbiamo presentato per rispondere ad una emergenza reale, su cui il Pd si è accodato in corsa dopo aver voltato per settimane le spalle al problema. Quello che si sta compiendo nella sanità, giocando sulle spalle di medici, infermieri e tecnici, sul futuro delle loro famiglie è uno degli spettacoli più pietosi mai messi in scena, afferma il consigliere forzista. E l’unico regista è un presidente, come Zingaretti, che insiste a preferire gli slogan alle azioni concrete. Che rivendica risultati che, se avessimo aspettato lui, non sarebbero mai stati raggiunti, ma su cui è stato velocissimo a rivendicare un’inesistente paternità. Che continua a scambiare la vita delle persone per le pedine di un Risiko e che, alla stregua di Mussolini, lo vede spostare gli stessi carri armati da un fronte all’altro moltiplicando sostanzialmente il vuoto programmatico che lo contraddistingue, conclude Simeone.