La Cisl medici Lazio chiede alla Regione l’impiego di bersaglieri, carabinieri, granatieri, paracadutisti nonché degli stessi alpini in congedo per presidiare i pronto soccorso e le sedi continuità assistenziale.
“A seguito del crescente numero di aggressioni – hanno spiegato Luciano Cifaldi, segretario della Cisl Medici Lazio e di Benedetto Magliozzi, segretario della Cisl Medici Roma/Rieti – nel 2018 è stato firmato un protocollo tra Ordine dei medici di Pordenone, l’Azienda sanitaria locale e la sezione locale dell’Associazione nazionale alpini con la condivisione della prefettura, dalla questura, dei carabinieri e della guardia di finanza”.
Il protocollo ha previsto di affiancare uno o due volontari della Associazione alpini ai medici di continuità assistenziale in servizio nella provincia di Pordenone.
“Va considerato – ha aggiunto Cifaldi – che le sedi di Continuità assistenziale, spesso sono isolate e senza i necessari presidi di sicurezza ed è frequente la necessità, durante l’orario notturno, di gestire situazioni indifferibili nelle strutture territoriali del Dipartimento di Salute Mentale, nella casa di reclusione circondariale e nelle strutture residenziali protette”.
“Il nostro sindacato, in attesa dell’eventuale ed auspicato ripristino dei posti fissi della Polizia di Stato all’interno degli ospedali, chiede alla Regione di verificare la praticabilità di una convenzione con le varie Associazioni di Arma presenti nel Lazio.
Chiediamo inoltre – ha concluso Cifaldi – che la Regione Lazio detti disposizioni per la costituzione di parte civile delle Aziende contro gli aggressori ed inserisca la tutela degli operatori sanitari tra gli obiettivi per verifica dei direttori generali delle Asl e delle Aziende ospedaliere”.