Clamoroso al Tar; il Giudice del Tribunale Regionale del Lazio, a sorpresa rispetto alle convinzioni dei più, ha ritenuto ammissibile uno dei due ricorsi presentati da Luciana Lombardi e da Giovanna Marchetti, riguardo i risultati delle elezioni dello scorso giugno a Sezze. La decisione, oltre che alla riapertura dei verbali, potrebbe portare alla conseguenza del riconteggio delle schede.
Riconteggio che potrebbe anche consentire a Giovanna Marchetti, il cui ricorso fonda sul riconoscimento di voti di genere (con la doppia preferenza uomo-donna), di recuperare quei voti che potrebbero portarla a recuperare il gap (circa 6/7 voti) con Francesca Barbati che sarebbe scalzata dal ruolo di consigliere.
Curiosamente non è stato invece ammesso (contrariamente a quanto trapelato in un primo momento) il ricorso di Luciana Lombardi che sperava di di recuperare, tra le tante schede annullate poiché il suo nome è stato scritto accanto al simbolo sbagliato, quei 15 voti che le mancano per scavalcare Ernesto Carlo Di Pastina che quindi, in tal caso, dovrebbe cederle il posto nell’assise comunale.
Proprio la Lombardi pare però avere il dente avvelenato ed oltre ad un ricorso, è pronta a sollevare nei confronti di Ernesto Di Pastina, anche la questione della presunta incandidabilità e ineleggibilità dello stesso consigliere (già eletto due volte durante l’amministrazione Campoli), in quanto funzionario pubblico, assunto presso l’Agenzia delle Entrate.
In un riconteggio, Di Pastina potrebbe doversi guardare anche da quei voti attribuiti a lui, ma che potrebbero spostarsi, con una differente interpretazione rispetto a quella data dai presidenti di seggio, a Marzia Di Pastina.
Non è detto, che se dovesse entrare, Luciana Lombardi decida pure di passare in opposizione, contrariata da alcuni atteggiamenti palesati da giugno ad oggi da alcuni esponenti di maggioranza. Non ultima la scelta dell’assessore Pietro Ceccano, di sostituire in aula, durante la discussione dell’ammissibilità dei ricorsi, la collega avvocato Antonella Coluzzi, che è sua moglie e nella vicenda, con Andrea Nascani, ha sostenuto le ragioni della Barbati e di Di Pastina nella produzione delle memorie difensive degli stessi.