Gli antichi, le loro città le costruivano accanto all’acqua (mari, fiumi e laghi); proprio l’acqua è da sempre ritenuta fonte di ricchezza e vita. Nei giorni scorsi, assistiti dal bel tempo, un gruppo di appassionati di escursionismo in canoa, abituati a cercare il contatto con l’acqua, ha voluto provare a solcare le acque del fiume Ufente, il re dei fiumi pontini da cui prende il nome il re della leggenda Bufente, a cavallo tra i territori di Sezze e Pontinia. L’escursione è riuscita portando in luce due facce di una stessa luna. Nella faccia luminosa lago Pani, Muti, il gruppo delle sorgente I Cassoni laddove i pesciolini crescono e si nutrono, il gruppo sorgente Sardellane o Sandalara con tutte le sue incantevoli calette e la superba Scafa Rappini, il gruppo Casenuove dove l’acqua zampilla a non finire, ed infine, ma non ultimo, la sorgente del Ferro di Cavallo che solo il nome a in se l’unicità della sua sorgente, fuori la potenzialità turistica di luoghi dal fascino autentico in cui la natura accompagna il corso delle acque e rapisce con la sua bellezza. Flora e fauna, quella ittica soprattutto, costituiscono uno spettacolo che sarebbe bello aprire alla possibilità di fruizione di quante più persone possibili. La faccia in ombra mette in mostra come l’inciviltà di tutti e l’incapacità di governare i fenomeni messa in atto da generazioni di amministratori, rischi di compromettere cotanta bellezza. In alcuni tratti, il fiume Ufente che nasce dal lago Mole Muti e dal lago di Pani (una lago forse ancor più bello ma completamente immerso anella vegetazione infestante, in un complesso naturalistico che se valorizzato potrebbe far invidia a tanti giardini botanici ben più rinomati) è pieno di immondizia di ogni tipo, a cominciare da tonnellate di materiale ghiaioso e non solo, proveniente dal cantiere della nuova 156 dei Monti Lepini, riversato sul letto del fiume fino a ricoprirne il fondale. Fondale che in quegli stessi tratti non presenta più vegetazione oltre ad essere decisamente basso (ma lì dove una strada è stata costruita sull’acqua, con i piloni di sostegno che si immergono insieme a tutto il cemento di cui sono fatti, nella falda idrica più ricca della provincia pontina, non ci si può neanche meravigliare di tanto disastro). Il campionario di schifo presente non si ferma però qui perché lì dove confluisce il Brivolco* occorre installare uno sgrigliatore se si vuole impedire che le plastiche o ogni altro genere di inquinante arrivi a Terracina o Sabaudia o San Felice, li dove l’Ufente sfocia nel mare. Altrimenti, così come accade oggi, la quantità di materiale plastico presente (pneumatici, bottiglie, fiaschi, palloni e quanto altro) è imbarazzante. Per non parlare delle canne che infestano gli argini e marcendo cadono in acqua ostruendo i passaggi e facendo da tappo ai rifiuti. Tappi che hanno impedito alle escursioni di arrivare fino ai Laghi dei Gricilli, luogo incantato, ma decisamente trascurato, situato in territorio di Pontinia, lì dove prima delle città di fondazione era Priverno. senza contare che, trasformare l’Ufente in volano turistico, ripulito e valorizzato a dovere, potrebbe innescare un indotto economico da non sottovalutare. Chissà cosa ne pensa e come di adopererà in tal senso il neo presidente della Provincia di Latina, nonchè sindaco di Pontinia Carlo Medici, che a quell’escursione ha preso parte.