Centinaia i reati collegati allo sfruttamento del lavoro e sicurezza, che riguardano la comunità indiana e nello specifico l’etnia Sik. Sono i numeri preoccupanti emersi durante il convegno organizzato in occasione della Settimana della sicurezza sul lavoro. A parlarne sono stati l’ingegnere Ferdinando De Feo, dell’ispettorato territoriale del lavoro di Latina e il tenente colonnello Leonardo De Paola, comandante carabinieri del lavoro di Latina.
Hanno partecipato inoltre, il prefetto Maria Rosa Trio, l’assessore regionale al Lavoro Claudio Di Berardino, il sindaco del capoluogo pontino Damiano Coletta e il direttore generale della Asl di Latina Giorgio Casati.
Per le organizzazioni sindacali confederali erano presenti i segretari Generali di Cisl, Cgil e Uil, Roberto Cecere, Anselmo Briganti e Luigi Garullo e le associazioni datoriali. I temi della giornata sono stati: la condizione dei cittadini indiani, agricoltura e salute. Tematiche che scaturiscono proprio a conclusione di una grande manifestazione organizzata da Cisl, Cgil e Uil contro il reato di caporalato.
Il prefetto di Latina ha rinnovato il suo impegno, lodando tutte le forze dell’ordine per il loro operato che spesso viene svolto con poche risorse a disposizione. Di Berardino ha esortato all’attuazione e all’utilizzo dei protocolli regionali messi in campo proprio per la prevenzione e contrasto al caporalato.
Cgil e Uil hanno auspicato ad un nuovo modello culturale del lavoro con la partecipazione di tutti gli stakeholder. I dati pongono il territorio pontino in imbarazzo e non rendono ovviamente giustizia a coloro che invece lavorano in sicurezza, in pieno rispetto delle leggi e soprattutto rispettando quella legge non scritta che è il pieno rispetto umano.
“Il mondo del lavoro sta vivendo un momento difficile – ha detto Cecere – una involuzione non soltanto per il fenomeno del caporalato ma anche per le centinaia di vittime sul lavoro. Non si tratta di rifarsi il look per apparire senza macchia, ma occorre costruire una bilateralità sul territorio. Sono circa 700 i morti sui luoghi di lavoro. Con i morti sulle strade e in itinere, considerati dallo Stato e dall’Inail come morti sul lavoro arriviamo a oltre 1450 lavoratori deceduti per infortuni.
Siamo convinti che bisogna continuare sul percorso culturale con una formazione ed informazione adeguata per contrastare questo fenomeno. L’immagine della formazione alla sicurezza sul lavoro è, dunque, quella di un processo che consente alle persone interessate di sviluppare abilità nello svolgere un’attività non solo limitatamente a una maggiore conoscenza, ma soprattutto, grazie all’acquisizione di una maggiore consapevolezza del proprio ruolo e del proprio comportamento, connessi all’espletamento della propria attività lavorativa.
La nostra esperienza nei posti di lavoro ci dice che questo avviene dove c’è un alto tasso di sindacalizzazione è per questo motivo che registriamo meno incidenti. Dobbiamo estendere questo metodo al mondo agricolo e soprattutto nelle piccole realtà produttive, perché gli ultimi lutti hanno interessato proprio i titolari delle imprese. Da sempre il sindacato confederale insieme alle istituzione preposte, svolge un ruolo fondamentale per ripristinare situazioni che sfuggono al controllo e che necessariamente devono tornare nella normalità e nella legalità del mondo del lavoro”.