Il progetto “ValorizziAmo i Lepini e gli Ausoni” vede impiegati 24 volontari nel servizio civile della XIII Comunità Montana. Di età compresa tra i 18 e i 28 anni, sono tutti operativi dal 20 febbraio scorso. Per la durata di un anno seguiranno cinque diversi progetti che avranno luogo a Rocca Massima, Bassiano, Maenza, Roccasecca dei Volsci e Priverno.
Il progetto di quest’anno ricade nell’area di intervento dedicata all’educazione e promozione paesaggistica e promozione del turismo sostenibile e sociale, argomenti sui quali la XIII Comunità Montana è sempre stata particolarmente sensibile. Nonostante l’Ente sia commissariato e stia trasformando in Unione dei Comuni Montani, la volontà del
commissario straordinario liquidatore Onorato Nardacci, è stata quella di portare avanti “ValorizziAmo i Lepini e gli Ausoni”.
“I giovani sono la risorsa più grande del nostro territorio – dichiara il commissario -. Il futuro appartiene a loro e noi amministratori abbiamo il dovere di mettere in atto tutto quanto in nostro potere per far sì che possano creare il loro percorso che li conduca ad una crescita professionale, facendo tesoro dei mille spunti che questo percorso potrà offrirgli, ma anche crescita come cittadini responsabili e consapevoli di quello che sono le istituzioni e le macchina amministrativa”.
I 24 volontari in questo anno saranno chiamati a creare un percorso culturale, ambientale ed enogastronomico al fine di valorizzare il territorio della XIII Comunità Montana, attraverso la valorizzazione di tutti quei prodotti e servizi offerti dal territorio, in grado di esaltare la peculiarità dei luoghi e della comunità. Lavoreranno per mettere in rete e promuovere le bellezze naturali, artistiche, culturali e le tradizioni popolari in modo da evidenziare quanto sia variegato il patrimonio culturale dei Lepini e degli Ausoni, ma la sfida più importante sarà quella di educare la popolazione al concetto di comunità ospitante, cercando di facilitare i meccanismi di inclusione del turista come “cittadino temporaneo” proponendo il proprio approccio ospitale e la cultura dell’accoglienza, propria della popolazione autoctona come modello, senza prendere in prestito procedure e modalità di gestioni lontane dal nostro stile di vita. Tali scelte rientrano in quella logica di slow tourism che potrebbe identificarsi come paradigma per le attività di promozione e di commercializzazione, nell’ambito di una logica di turismo sostenibile consapevolezza del
rispetto della natura dell’ambiente come inestimabile patrimonio civico.
“Con questo tipo di progetti – continua Nardacci – vorremmo fare in modo che i nostri ragazzi si rendano conto delle grandi potenzialità presenti nel nostro territorio. In questo momento di incertezza economica e carenza di prospettive lavorative, saremmo orgogliosi se grazie al percorso intrapreso con questo progetto, qualcuno dei volontari potesse rendersi conto che la sua strada professionale, la sua crescita, può andare di
pari passo con quella del nostro territorio”.