Sono sempre meno i bambini in Italia. I numeri parlano chiaro e tra il 2011 e il 2018 sono scesi del 16,70% quelli con meno di tre anni. Ieri è stato pubblicato il rapporto di OpenPolis che ha registrato le nascite città per città. A Latina i pargoli dagli 0 ai 2 anni sono poco più di 15mila, il 2,65 per cento della popolazione.
La provincia supera la media nazionale, che si attesta su un 2,45%. Nella stessa indagine però è chiaro che gli asili nido non sono sufficienti a rispondere alla domanda delle famiglie. Le strutture posso accogliere solo il 6,18% di loro e neanche in modo completamente gratuito. Anche se si riesce miracolosamente ad entrare è necessario comunque pagare una quota. Nulla a che vedere comunque con il costo di un nido privato.
Lo sanno bene le famiglie in cui entrambi i genitori lavorano e dopo i primi mesi devono affrontare il problema. E la domanda si pone sempre per le madri. “Continuo a stare ancora a casa, nonostante lo stipendio quasi si azzeri, o torno al lavoro e pago centinaia di euro per l’asilo?”. Per non parlare di chi un contratto che permetta di restare a casa non ce l’ha ed è costretta a scegliere se lasciare il posto o utilizzare praticamente metà del compenso per pagare il nido. Una scelta che poi dalla stessa politica viene criticata, come è stato fatto con l’indecente campagna per la natività del 2016 di cui due spot puntavano il dito contro le donne ritenute vanitose e superficiali: “Datti una mossa! Non aspettare la cicogna!” e “La bellezza non ha età, la fertilità sì”.
Momenti bui per la società che non investe in questo senso. Latina non è diversa dalla maggior parte delle altre province italiane, che non permette alle donne di partecipare alla realtà lavorativa del Paese o che comunque le ostacola in ogni modo, costringendole ancora troppo spesso a scegliere tra maternità e lavoro. Impedendo così di fatto una reale parità tra i sessi.
Per questo le risposte della politica suonano su questi temi tanto ridicole. Perché continuano, sia a destra che a sinistra, ad insistere su ideologie (se pur sempre necessarie quando sono chiare e non strumentali), invece di dare risposte pratiche. Per questo l’ultima campagna per la natalità in Italia è stato un flop. Perché era ridicola, perché troppo spesso si attribuisce ai giovani o alle donne la mancanza di volontà nel fare figli, nel prendersi le proprie responsabilità, quando in realtà sono stati tolti loro tutti gli strumenti. Basta fare un confronto con i paesi del nord Europa per rendersene conto.