Dopo la Gilda nazionale, anche la Gilda insegnanti di Latina si oppone all’ipotesi di prolungare il calendario scolastico di recupero fino al 30 giugno.
La presa di posizione del sindacato pontino boccia dunque l’eventualità di allungare il termine delle lezioni come dichiara fermamente Patrizia Giovannini, coordinatrice provinciale della Gilda che tuona contro la proposta giudicata una soluzione sconsiderata delle reali necessità del mondo scolastico.
“L’ipotesi di prolungare o modificare il calendario scolastico dimostra ancora una volta la mancanza di considerazione dei reali bisogni della scuola, soprattutto di studenti e docenti. Le priorità e le necessità sono ben altre”.
Tra le più urgenti la sindacalista cita la situazione dell’edilizia scolastica a partire dalle strutture che ospitano alunni e professori, la cattiva organizzazione degli spazi, l’assenza di strumenti adeguati a svolgere l’attività didattica, lacune conosciute ma che l’emergenza sanitaria ha reso ancora più evidenti. “Penso anche a un sistema di ventilazione e condizionamento delle classi e degli ambienti di studio che consenta lezioni in sicurezza in sicurezza igienico-sanitaria” – afferma la professoressa Giovannini. L’insufficienza degli organici – prosegue la coordinatrice – è un problema annoso mai risolto; per le classi pollaio di cui tanto si parla non è stata pensata alcuna soluzione, eppure sarebbe bastato dimezzare tutte le classi la scorsa estate e investire con nuove e immediate assunzioni dei tanti precari storici che affollano le graduatorie e hanno l’esperienza di anni di lavoro sul campo. Sicuramente non era questo il momento per bandire nuovi concorsi e modificare le graduatorie. L’organico Covid predisposto a fronte dell’emergenza non è sufficiente a favorire la continuità didattica, tantomeno a contenere i contagi nelle scuole. Si insiste col non voler ascoltare i principali attori che vivono e fanno la scuola in classe, e parlo soprattutto di insegnanti e studenti. Perfino molti dirigenti scolastici lamentano tale sordità”.
Sulla didattica a distanza
“Che dire poi della didattica svolta in classe? Si lavora all’addiaccio, con finestre spalancate per garantire il ricambio d’aria e con mascherine non sempre adeguate e spesso indossate oltre sei ore al giorno. Considerate già solo queste condizioni: come si può pretendere che i ragazzi arrivino al successo scolastico? La dispersione scolastica, problema serio da decenni, è cresciuta e di certo non si risolverà allungando il tempo scuola. Tutti, docenti e alunni, hanno bisogno poi di idonei spazi temporali per programmare e consolidare l’apprendimento e le attività, cosa che il doppio turno con orario pomeridiano non permette di fare. Intanto continuano le riunioni regionali per cercare di trovare soluzioni percorribili, ma spesso senza guardare alle situazioni reali di tutti i territori e di tutte le categorie coinvolte – rimarca ancora la Giovannini. Si parla di prolungamento dell’anno scolastico come se con la Dad non si fosse svolta alcuna attività didattica. Non è mai stato riconosciuto l’impegno profuso dai docenti nella didattica a distanza: anche i meno attrezzati hanno raccolto la sfida del digitale nell’immediato e hanno saputo sperimentare e sviluppare percorsi nuovi, con le proprie forze, senza sostegni economici ne morali”.