Nel piano provinciale dei rifiuti, approvato all’unanimità l’11 aprile scorso dal Consiglio provinciale di Latina, si attesta che l’attuale percentuale media di raccolta differenziata dei comuni puntini è del 42,93%. Il dato viene utilizzato per valutare la capacità degli impianti esistenti, il cui rapporto rispetto ai quantitativi di rifiuti prodotti è positivo, pari a zero per le discariche di rifiuti non pericolosi. Nel piano viene poi ipotizzato l’aumento della percentuale di differenziata al 65% per tracciarne l’ipotetica capacità degli impianti, lasciando inalterato il dato dei rifiuti prodotti nel 2016. Il risultato è lo stesso: capacità positiva degli impianti ad eccezione delle discariche per rifiuti non pericolosi.
“In termini assoluti – si legge infatti nella relazione finale del piano – la Provincia rispetto ai rapporti tra potenzialità degli impianti di trattamento, delle specifiche frazioni, a cui queste sono destinate, e la quantità delle stesse risulta autosufficiente anzi presenta un surplus di capacità per gli impianti di trattamento Tmb/Tm e di compostaggio, mentre manca di capacità per il deposito in discarica dei residui conseguenti il trattamento. La situazione si conferma anche con la verifica ipotizzando la raccolta differenziata al 65%”.
Da osservare che l’affermazione di autosufficienza della Provincia non tiene conto dell’attuale fermo di due impianti importanti di compostaggio, Kyklos e Sep, sotto sequestro, che in questo momento costringe i Comuni a ricorrere ad impianti fuori provincia con conseguente aumento di spese. Si tratta di un fattore temporaneo, o presumibilmente tale, che non poteva essere preso in considerazione.
Ad ogni buon conto il piano prevede, nonostante l’autosufficienza, un’implementazione dell’impiantistica nel territorio provinciale con: due impianti per la frazione organica dei rifiuti da raccolta differenziata, di potenzialità adeguata per il trattamento della totalità della frazione prodotta su scala provinciale Ato; due centri di trasferenza di eccellenza di rifiuti già differenziati, baricentrici per tutta la provincia per il trattamento e il recupero del multimateriale, carta, plastica, metalli e la residua produzione di Css, ovvero combustibili solidi secondari; un centro di trasferenza per l’ottimizzazione del trasporto ai due centri di trasferenza di eccellenza. Da privilegiare per l’ubicazione i siti industriali dismessi; previsto un ristoro economico per le comunità ospitanti.
Per la realizzazione di questi impianti viene privilegiato nelle previsioni del piano un intervento pubblico per assicurare ai Comuni la certezza dei costi di conferimento e trattamento dei rifiuti nell’ottica di un’ottimizzazione del servizio che punta a chiudere il ciclo dei rifiuti nell’ambito di riferimento.
Dunque, l’implementazione degli impianti non è legata ad un discorso di carenza – nel piano si legge a chiare note che la Provincia, al netto della crisi dell’umido dovuta al sequestro di Kyklos e Sep, è autosufficiente, anzi presenta un surplus – quanto a due fattori di criticità: “l’ubicazione degli impianti esistenti di Tmb/Tb e di compostaggio, situati al centro nord, risultando per i Comuni a sud della provincia distanti anche fino a 110 chilometri, pertanto – troviamo scritto nel documento – il conferimento dei rifiuti comporta un importante aggravio di costi economici ed ambientali dovuti al trasporto; l’impiantistica utilizzata per sostenere l’intero ciclo rifiuti è attualmente interamente gestita da imprese private che in funzione delle variazioni del mercato, per tutelare i legittimi interessi imprenditoriali, variano a rialzo i costi del servizio che, sebbene ciò avvenga per i rifiuti indifferenziati, attraverso la tariffa approvata dalla Regione Lazio, determinano a carico dei bilanci comunali importanti criticità economiche tra le previsioni di spesa del servizio e il consuntivo di questa”.
Dunque, se il piano dovesse diventare realtà quale potrebbe essere il futuro delle imprese private? Chiudere i battenti o continuare a lavorare con i rifiuti provenienti da fuori regione “la cui autorizzazione non dipende dalla Provincia”, ci viene spiegato.
Sebbene la provincia manchi “di capacità per il deposito in discarica dei residui conseguenti il trattamento (le cosiddette discariche di servizio, ndr)”, come scritto nel documento, il piano non prevede alcun sito nonostante l’obiettivo della chiusura del ciclo dei rifiuti. Sull’argomento abbiamo chiesto lumi alla dottoressa Nicoletta Valle, dirigente del settore Ecologia e Ambiente della Provincia di Latina, la quale ci ha spiegato che le discariche di servizio non servono alla nuova impiantistica programmata. Ma servono agli impianti di Tmb, abbiamo aggiunto noi. “Il piano dei rifiuti approvato – spiega il dirigente della Provincia – è corredato dell’aggiornamento cartografico, che non è una facoltà ma un obbligo. Sarà la Regione a decidere dove autorizzare eventuali discariche. Non è una competenza della Provincia”. L’aggiornamento della cartografia tiene conto delle osservazioni presentate dai Comuni di Aprilia, Terracina, Norma e Cori con la previsione di numerosi fattori escludenti che vanno dall’inserimento della perimetrazione di nuclei abusivi, all’inserimento delle aree agricole di particolare pregio, all’inserimento delle sorgenti, all’inserimento dei territori gravati da uso civico. Insomma, una rete di protezione contro l’apertura di discariche, alzata da soli quattro comuni pontini su 33.
La dicitura “si dovranno escludere i siti interessati da discariche, per le quali non è stata conclusa la bonifica” la si legge a margine della realizzazione dei nuovi impianti “pubblici” previsti, quindi dei due impianti per la frazione organica, dei due centri di trasferenza di eccellenza e del centro di trasferenza per l’ottimizzazione del trasporto ai due centri di trasferenza di eccellenza. Il piano provinciale esclude impianti di termoinceneritori e impianti di Tmb, già programmati a livello regionale, ma mette a disposizione, per obbligo di legge, l’aggiornamento cartografico all’interno del quale si potrebbero trovare siti idonei per autorizzazioni di attività di discarica, di competenza regionale.
A tal proposito ricordiamo che attorno alla discarica di Borgo Montello, nell’aggiornamento cartografico, non risultano fattori escludenti.