Travolti da un insolito destino nella gestione dei rifiuti. Se il Comune di Latina non ha ancora sciolto il nodo della nuova gestione del più importante servizio della città, quello di igiene urbana, è perché si sono concatenate una serie di circostanze nefaste, che hanno reso tortuosa la strada segnata dall’amministrazione. Lo ha affermato, oggi pomeriggio in commissione Ambiente, l’assessore al ramo Roberto Lessio. Il delegato del sindaco alla delicata materia le ha infilate tutte (le circostanze nefaste), come fossero perle, attorno al collo del fallimento della Latina Ambiente. E poi le ha sgranate (sempre le circostanze nefaste) come un rosario, in preghiera per l’ultimo parere da acquisire al fine di risolvere il caso monnezza e convertire i rifiuti in risorsa.
La società fallita deve incrementare la differenziata
L’assessore ha esordito confermando l’ipotesi di questi giorni sulla possibilità di proroga del servizio alla società (a prevalente capitale del Comune, dettaglio che sembra essergli sfuggito) fallita: tre mesi più tre mesi, o forse una soluzione unica di sei mesi, un tempo necessario a trovare il soggetto a cui delegare il servizio di igiene urbana per il futuro senza che lo stesso sia interrotto. Anzi. L’assessore ha aggiunto che in questa travagliata fase è necessario che la società fallita inizi ad aumentare la percentuale di differenziata “per ragioni economiche del Comune”. “Con il liquidatore Bernardino Quattrociocchi, incompatibile al ruolo, non ci siamo riusciti con la conseguenza che la spesa dell’indifferenziato alla Rida Ambiente relativa al 2016 è di 7 milioni di euro, mentre con una maggiore percentuale di differenziata avremmo potuto risparmiare un milione e mezzo”.
Svelati i misteri sul parere Anac
Il bando sospeso? La prima perla dell’assessore è relativa al famoso parere Anac. Prima di riferire la circostanza nefasta è bene ricordare che il bando in questione, 120 milioni di euro ad evidenza europea, è stato sospeso il 5 agosto scorso a offerte già presentate. L’amministrazione Coletta, da poco insediatasi, giustificò questa decisione con una doppia versione. La prima: un bando non soddisfacente dal punto di vista della garanzia del raggiungimento della percentuale di differenziata prevista dalla legge, il 65%, e criteri troppo ristrettivi, al limite della libera concorrenza, per la partecipazione da parte degli operatori del settore, come segnalato da alcune ditte interessate. La seconda: un bando a rischio infiltrazioni e illegalità e a rischio di irregolarità tali da porre l’ente sul terreno scivoloso di contenziosi, come risultò da una missiva del sindaco Coletta indirizzata alla dottoressa Emanuela Pacifico, del Servizio Gare e Contratti e del Servizio Ambiente, Igiene e Sanità, con la quale chiedeva la sospensione al bando con improcrastinabile urgenza per l’affidamento del servizio rifiuti del Comune. La nota era del 4 agosto, ma fu resa pubblica attraverso un’interrogazione del Pd sull’argomento il 23 settembre. Ad ogni buon conto, l’amministrazione il 5 agosto sospese l’apertura delle buste dichiarando di chiedere parere all’Anac sulla legittimità del bando e di credere fermamente nella soluzione di una gestione in house del servizio, anziché nell’affidamento a terzi. Passeranno oltre due mesi prima di inviare a Cantone la richiesta del parere. E sapete perché? “Perché le competenze dell’Anac stavano per essere modificate – ha detto oggi Lessio, precisando una delle tante circostanze nefaste – e volevamo essere certi prima di inviare la nostra richiesta che la stessa fosse pertinente”. Un parere comunque ininfluente per Latina Bene Comune perché in più occasioni, anche oggi, l’amministrazione ha sostenuto di volere andare avanti con la soluzione della municipalizzata. “Del resto il parere non è vincolante”, ha sentenziato oggi Lessio. In commissione il consigliere Alessandro Calvi ha chiesto più volte all’assessore di chiarire i quesiti posti all’Anac. La risposta di Lessio si è fatta attendere non poco e alla fine ha detto che le criticità evidenziate riguardavano il mancato obiettivo della differenziata e… l’occupazione, perché il bando sospeso prevedeva la riassunzione dei dipendenti della Latina Ambiente con contratto a tempo indeterminato. “Noi invece puntiamo – ha detto oggi – a una garanzia occupazionale per tutti, grazie al risparmio dei costi per la discarica”. Lessio ha parlato anche di un piano B, ovvero di un nuovo bando qualora la giunta fosse costretta ad abbandonare l’in house. E ha fatto spallucce sui tempi lunghi ravvisati da Calvi, atteso che all’architetto Giovanni Della Penna è stato dato il solo incarico per l’ipotesi municipalizzata non anche per un nuovo bando. “Il nuovo bando lo stiamo predisponendo”, ha replicato Lessio senza citare a chi sia stato dato incarico.
La iattura di Madia
E veniamo al capitolo Madia. Il decreto è stato approvato nei giorni del Solleone, prevedendo che “nei cinque anni successivi alla dichiarazione di fallimento di una società in controllo pubblico titolare di affidamenti diretti, le Amministrazioni pubbliche controllanti non potranno costituire nuove società, né acquisire partecipazioni in società già costituite o mantenere partecipazioni in società qualora le stesse gestiscano i medesimi servizi di quella dichiarata fallita”. Una iattura. Guai solo a dirlo e a pensarlo perché in fondo la Latina Ambiente non è ancora fallita. Fallirà, il 7 dicembre ultimo scorso. Ma la bocciatura del decreto Madia da parte della Corte Costituzionale – ha confidato oggi Lessio – lasciava ben sperare che si potesse andare avanti con la gestione in house. E invece no, altra circostanza nefasta. Lessio ha scoperto – riferendolo in commissione – che il decreto Madia madre è stato bocciato, ma le disposizioni sulle partecipate no: “La Corte Costituzionale che ha bocciato il decreto madre salva alcuni decreti figli. Sono escluse infatti le disposizioni attuative, a meno che il Governo non cambi rotta o siano impugnate”. Quindi, niente più municipalizzata per i rifiuti di Latina? Macché, Lessio non ha ancora infilato nella collana di perle la gemma più preziosa: “Abbiamo già un parere favorevole a che l’in house possa essere portato avanti anche con il fallimento della Latina Ambiente, ma non lo possiamo utilizzare perché fornitoci dalla società che gestisce i rifiuti a Sezze. Allora abbiamo pensato di chiedere noi, come Comune di Latina, un parere legale ad un costituzionalista esperto in materia di rifiuti”. Testuale: un costituzionalista esperto in materia rifiuti. Una figura che in tanti, almeno una volta nella vita, vorrebbero conoscere. C’è da scommetterci. Qualcuno ha ironizzato dicendo: magari è anche single. Dunque ricapitolando, la gestione in house non si può fare ma secondo Lessio, che in un primo momento quando ha capito il senso del verdetto sulla Madia ha avuto una crisi di nervi – come ha riferito in commissione –, si farà grazie al parere legale di un esperto.
Debito con la Latina Ambiente: importo ics
Lessio però una cosa non la sa: a quanto ammonta il debito della Latina Ambiente. In commissione oggi si è discusso a lungo sul famoso rapporto debiti/crediti tra il Comune di Latina e la sua società fallita. Si è parlato dei crediti vantati dalla società in riferimento alla Tia e dei crediti commerciali. L’assessore all’Ambiente, sollecitato più volte dalla consigliere Nicolatta Zuliani, a spiegare per quale ragione non si è tenuto conto del lavoro svolto dal tavolo tecnico che ha esaminato i conti, è rimasto sul vago. Prima ha attaccato con il ritornello del Consiglio di Stato che ha definito la Tia un tributo e poi si è incartato. Un momento di smarrimento per poi affermare di aver chiesto conto del lavoro svolto non a chi faceva parte del tavolo ma ad altri funzionari, inveendo contro il commissario Giacomo Barbato per aver cambiato tutti i dirigenti del Comune. Altra circostanza nefasta che ha colpito l’amministrazione di Latina Bene Comune. Il discorso è sfumato su quanto già affermato in questi giorni dall’assessore alle partecipate Giulio Capirci: “Non possiamo riconoscere questi debiti, altrimenti commetteremmo un falso in bilancio e un danno erariale”. Detta così fa impressione, ma il preambolo di Lessio ancora di più. L’assessore ha denunciato un mercimonio di fatturazioni che, in un preciso momento – fissato nella registrazione della commissione -, avrebbe comportato l’aumento dei debiti commerciali del Comune in favore della società pubblico-privata.
Ecoambiente, valore pari a zero
A chiudere la collana di Lessio è la perla della Ecoambinete, la società sulla quale la curatela del fallimento Latina Ambiente mostra un certo interesse. Ebbene, per Lessio non vale nulla. Il motivo? Perché l’amministrazione di cui fa parte si metterà di traverso a qualsiasi ipotesi di potenziamento della discarica attualmente chiusa per esaurimento. Speriamo che non accada come per la vicina discarica a gestione Indeco sulla quale è stata autorizzata una maxi centrale elettrica a biogas, senza che il Comune – durante questa amministrazione – si accorgesse di nulla, neanche della convocazione della conferenza di servizi a cui era stato invitato.