“Da non sottovalutare l’emergenza che si sta creando con la gestione dell’organico, dopo il sequestro di Sep e Kyklos e l’impossibilità, decretata dalla stessa Regione Lazio, per Rida Ambiente, di ricevere la frazione umida dei rifiuti”. L’imprenditore Fabio Altissimi, amministratore di Rida Ambiente oggetto d’indagine da parte della Direzione distrettuale antimafia di Roma che la scorsa settimana ha disposto il sopralluogo nel sito apriliano puntando dritto alle autorizzazioni ricevute dalla Regione Lazio nel 2011, torna a bomba sulla nota dolente delle prescrizioni imposte attraverso una diffida la scorsa estate. E lo fa sulla scia della relazione, di oltre 450 pagine, presentata dalla commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti nel Lazio, resa nota il 20 dicembre. L’imprenditore negli ultimi tempi ha sempre puntato il dito contro quel sistema pronto a favorire i colossi di sempre del settore, a suo discapito. Lui, dice, personaggio scomodo per le sue tariffe concorrenziali. E contro i ventilati sospetti della Dda che avrebbe acceso un faro sulla presunta forzatura di autorizzazioni in suo favore da parte della Regione, Altissimi si alza in piedi e rilancia: “Da anni denunciamo che ci siano cose poco chiare”. Altissimi invita a studiare per intero la relazione della commissione d’inchiesta e a non soffermarsi solo su quanto pubblicato dalla stampa in questi giorni: “In provincia di Latina ampio spazio è stato dato al sito di Borgo Montello, dove probabilmente i fusti tossici interrati illecitamente sono stati cercati nell’invaso sbagliato; su Roma l’attenzione si è concentrata sul ciclo dei rifiuti che non si chiude, con la Capitale ancora dipendente dal sostanziale monopolio, non più formale ma di fatto, costituito della galassia Cerroni”.
“Quella relazione tuttavia dice molto di più – sottolinea Altissimi, amministratore di Rida Ambiente e controllante la Paguro – e decreta un totale fallimento della politica regionale nella gestione del ciclo dei rifiuti. Si legge nero su bianco infatti dell’’interesse di organizzazioni criminali per la gestione di alcuni segmenti del ciclo dei rifiuti a Roma e nel Lazio. Vi sono poi illeciti ambientali che trovano il loro centro nella gestione della discarica di Malagrotta e nella ‘galassia’ di strutture e interessi che da quella realtà si diramano. Su questo punto la commissione ha analizzato in profondità le strutture societarie riconducibili alla famiglia di Manlio Cerroni, evidenziandone l’ampiezza e la pervasività’. Ebbene – prosegue Altissimi – noi denunciamo da anni come qualcosa non vada, come alcune scelte fossero poco logiche dal punto di vista squisitamente imprenditoriale. Lo abbiamo fatto fino a qualche giorno fa, quando con una nota stampa rimarcavamo come l’invio dei rifiuti romani in Toscana e Abruzzo fosse dispendioso dal punto di vista ambientale ed economico e come a pochi km da Roma fosse disponibile l’impianto di Rida Ambiente, di fatto bloccato però dalla stessa Regione che non indica gli invasi dove scaricare gli scarti di lavorazione. La stessa Regione che, coinvolgendo in misura mai vista alcuni comitati cittadini, ha posto una serie di veti incrociati sulla discarica di servizio di Rida Ambiente che proprio Paguro avrebbe voluto costruire ad Aprilia (località La Cogna) inasprendo anche il confronto cittadino, salvo poi non preoccuparsi dei siti inquinati che attanagliano e uccidono proprio quei cittadini che in poco più di un mese hanno raccolto ventimila firme per chiederne la bonifica. Bonifica che, per quanto riguarda il sito dove avrebbe dovuto sorgere la discarica Paguro, la società si era detta pronta a porre in essere. E’ stata poi sempre la Regione che, nonostante la pericolosità di siti come quello di Malagrotta e Borgo Montello, certificati ora dalla commissione d’inchiesta, ha avallato con la delibera 199/2016 un loro ampliamento, impedendo la costruzione di invasi nuovi, controllati e di ultima generazione. Da non sottovalutare anche l’emergenza che si sta creando con la gestione dell’organico, dopo il sequestro di Sep e Kyklos e l’impossibilità, decretata dalla stessa Regione Lazio, per Rida Ambiente, di ricevere la frazione umida dei rifiuti”.
“E’ vero – conclude Altissimi – siamo portatori di interessi di parte e non lo nascondiamo. Ma non invitiamo stampa e cittadini a credere alle nostre parole. Con questa nota siamo solo a chiedere che vengano pubblicate anche le parti più delicate della relazione della commissione d’inchiesta, che i cittadini la leggano sul sito istituzionale e che i giornalisti approfondiscano e si pongano delle domande sui riflessi politici, a nostro modo di vedere dirompenti, che una tale relazione dovrebbe sprigionare”.