A guardarla così come è oggi, sommersa dalle recenti piogge, si fa difficoltà a credere che l’area archeologica di Mezzagosto possa tornare fruibile in beve tempo. Ciò a dispetto dagli sforzi messi in campo dall’amministrazione Delogu prima, da quella Bilancia poi, per sbrogliare tutti i nodi burocratici e tecnici che c’erano per permettere la ripresa di quei lavori interrotti che da anni tenevano interdetta l’intera zona alla fruizione. Anche dopo la ripresa dei lavori però, ad una riapertura vera e propria, con intere scolaresche che, come succedeva prima della chiusura ormai decennale, andavano a visitare l’area, non si è mai arrivati. Della vicenda torna ad occuparsi Federico D’Arcangeli; l’ex consigliere comunale e provinciale, in continuità e coerenza, ha tenuta alta l’attenzione sulla tematica dalla legislatura Macci, ovvero da quando la chiusura venne sancita. Ora l’esponente recentemente confluito in Liberi e Uguali sostiene: “Però hanno installato un efficiente ( almeno speriamo ) impianto di illuminazione. E non abbiamo il coraggio di immaginare cosa succederà nelle prossime settimane, man mano che presumibilmente la pioggia continuerà a scendere copiosa; e cosa ne sarà dei lavori di recupero e forse di restauro che vanno avanti stancamente ormai da tempo infinito. Questo dopo le polemiche dei mesi scorsi, i sopralluoghi, le varianti al progetto, le determine sull’energia elettrica e sulla difesa di qualche amministratore ‘inconsapevole’. E stendiamo un velo pietoso sulle dichiarazioni trionfanti di qualche ex sindaco sulla ‘prossima riapertura’ e blablabla… E al danno, la beffa; perché nonostante il trentennale fallimento evidente della gestione tecnico-scientifica di tutta questa partita ( costata milioni di euro), nonostante i ritardi e gli errori (lo sanno anche i bambini che in quella zona la falda è affiorante e che andava da approntato un sistema di pompe sommerse, invece di perdere tempo e denaro con il Fognone), finora non si è avuto il coraggio di indicare una sola responsabilità e di apportare il minimo cambiamento (a parte qualche allontanamento volontario ). Qualcuno tempo fa propose , provocatoriamente ma non troppo, di ricoprire il tutto con un non metaforico velo di terra , e lasciare che fossero i posteri ad occuparsene”.