Riceviamo e pubblichiamo un commento di Ivan Eotvos, blogger pontino, videomaker di Tele In, sul concerto del Primo Maggio a Latina
La mafia è una cosa seria, e se si arriva ad agitare spettri come “sistema mafioso” si devono avere prove e forti motivazioni. Ma, a quanto pare, non va sempre così. Siamo a Latina, terra dove il Primo Maggio, se non altro per appartenenze politiche, non è mai stata proprio al top delle feste più sentite dai cittadini. Negli ultimi otto anni, una sola associazione aveva sfidato il taboo dell’identità ideologica da una parte ma anche i nasi arricciati delle anime belle di sinistra che avrebbero voluto una festa più “tradizionale” e politica. In pochi si erano cimentati nella sfida di fare questa festa a Latina. Ma negli ultimi anni, con risultati a volte anche di un certo spessore, sul palco del primo maggio di Latina ci sono finiti artisti come J-Ax, Califano, “Er Piotta” (nei momenti di più alta popolarità) e molti altri. Scelte musicali spesso contromano rispetto a quelle della “tradizione” del primo maggio romano. Tanto più che ormai, quello di Latina, stava cominciando ad assumere un carattere un pochino eretico, che poteva piacere oppure no, ma era il suo stile. Ora, con una serie di decisioni altalenanti, pur non essendo necessaria alcuna procedura d’urgenza (il Primo Maggio è sul calendario, basterebbe ricordarselo per tempo) il Comune ha dapprima ignorato il progetto degli organizzatori storici che lo avevano presentato (unici) per primi e, salomonicamente, hanno deciso una messa a bando che ha prodotto diverse adesioni, molte esclusioni e poi l’assegnazione a passo di lepre. Addirittura fino all’ultimo momento la Jaf eventi, associazione che è subentrata per l’organizzazione di quest’anno, era talmente convinta di non avere la possibilità di fare l’evento che avevano già preso impegni privati per il primo maggio. E invece hanno dovuto, in fretta e furia, mettere in moto l’organizzazione e creare un evento in soli quattro giorni. Il risultato è stato una festicciola improvvisata per certi versi, seppure sostenuta da un’organizzazione capace e un accoglienza fredda in una Piazza del Popolo quasi deserta. Si poteva fare meglio? Si poteva fare peggio? Sono gusti. L’impegno della Jaf è fuori da ogni dubbio come pure la loro professionalità. Ma non hanno potuto dare il meglio perché il Comune ha deciso d’imperio la linea all’ultimo momento. Come spesso accadeva anche in passato, con gli eventi.
Fatta questa premessa, tra le due aziende si è creata una certa acredine. E il presidente della Jaf, a poche ore dall’evento, ha annunciato su Facebook la presentazione di un esposto per le intimidazioni “in pieno stile mafioso” che gli sarebbero pervenute in questi giorni da parte dei vecchi organizzatori. In tutto questo, si inserisce con garbo il sindaco di Latina. Questa mattina, ha rilasciato delle dichiarazioni alquanto peculiari nel programma “Le cose in Comune” di “Radioluna”. Il sindaco parla della questione in maniera molto diretta e usa parole molto pesanti che suonano come accuse che meriterebbero forse più l’intervento della forza pubblica che non quelle della stampa: “Questa vicenda- dice – è solo un altro esempio del nostro cambio di libro rispetto al vecchio sistema Latina” che, lo ricordiamo, per molti versi è sospettato anche di essere un sistema delinquenziale. “La festa forse non è andata come si sperava, magari non c’era molta gente, ma abbiamo dato l’esempio”. La lezione di Coletta non si ferma qui: “Questa città risente da tempo di questi sistemi – e poi ancora – veri e propri comportamenti mafiosi”. Insomma, ecco cos’era quella bizzarra alchimia del primo maggio di Latina degli scorsi anni… Era organizzato dalla mafia!!! E infatti il sindaco annuncia di aver “interrotto” questo sistema: “Siccome la richiesta di questa organizzazione era stata posta come una pretesa, come sempre si fa a Latina, siamo dovuti intervenire”. Il sindaco parla a Radioluna di “privilegi incancreniti”, di “clima di intimidazioni” e dei soliti metodi che sanno un pochino di mafia. “Adesso ha vinto la trasparenza”. E allora cerchiamo la verità. Se il sindaco sa qualcosa che noi non sappiamo lo dica; c’era uno strano giro di soldi intorno al primo maggio? Venivano compiute attività illecite? Venivano dati fiumi di danaro dal Comune? Molti di più di quanti non ne abbia assegnati ora? La cosa divertente è che ad un certo punto il sindaco ammette candidamente che: “Senza stare a fare nomi e cognomi. La gestione del primo maggio è stata ad appannaggio di un’unica agenzia. Lo hanno fatto bene? Sì, possiamo dire che hanno lavorato sempre in maniera egregia”. E allora, a proposito dei “metodi che esprimono sostanza” non è la prima volta che una festa di piazza fa flop. Qualcuno ricorderà la “festa di primavera” in cui è stato invitato, con cachet da 10mila euro, un bravissimo cantante, incolpevole del flop, come Eugenio Bennato. Perché in quell’occasione, anziché procedere in modo opposto “senza far vincere la trasparenza” non ci si è rivolti al Mepa o ad una contrattazione con tante figure per vedere se si poteva avere qualcosa di meglio, magari allo stesso prezzo o pagando addirittura meno? Appare evidente che c’è qualcosa di non detto, una tensione innaturale che questa amministrazione non solo non ha saputo attutire ma – anzi – ha aumentato. E adesso tutti quanti noi vorremmo sapere come si sarebbe infiltrata niente di meno che la mafia nell’evento del primo maggio. Perché altrimenti, se non c’era mafia, camorra, giri illeciti o di denaro dobbiamo pensare che qui si grida al lupo solo per avere ragione. Rimestando nel torbido dei vecchi slogan per uscire dall’impasse. E questo, caro sindaco, è tutto fuorché cambiare libro. E’ storia vecchia, vecchissima. E non ha mai portato a nulla di buono.
Ivan Eotvos