Piani particolareggiati annullati: Eleonora Daga, dirigente del servizio Politiche, gestione e assetto del territorio del Comune di Latina, taglia la testa al toro e ordina tre demolizioni di altrettanti edifici (in realtà uno fermo alle fondamenta) realizzati sulla base di permessi a costruire rilasciati in virtù di Ppe, successivamente risultati viziati da illegittimità. I famigerati piani sospesi e poi annullati dal commissario straordinario Giacomo Barbato, giunto in piazza del Popolo dopo la caduta dell’amministrazione comunale guidata da Giovanni Di Giorgi. Un annullamento diventato granitico con le recenti sentenze del Consiglio di Stato che hanno respinto i ricorsi dei costruttori.
Nel calderone delle demolizioni anche l’edificio di via Roccagorga, finito nelle polemiche delle scorse settimane per via di un’ordinanza di demolizione predisposta nel 2018 dall’allora dirigente dell’ufficio tecnico comunale e mai firmata. Nella palazzina di via Roccagorga abita anche il figlio del sindaco Damiano Coletta, motivo per cui la mancata emissione dell’ordinanza di demolizione era stata vista come l’applicazione di due pesi e due misure, considerando il raffronto con la situazione di un altro edificio affossato dall’annullamento dei Piani particolareggiati, quello di via Ombrone. Ne era seguita una conferenza stampa del primo cittadino durante la quale l’assessore all’urbanistica Francesco Castaldo aveva spiegato che, a suo dire l’ordinanza alla fine non era stata emessa perché il dirigente avrebbe ritenuto che poteva esporre il Comune a rischio di risarcimento danni (leggi qui). Ora cambierebbe tutto, per via della sentenza del Consiglio di Stato relativa al Ppe del quartiere R6-Isonzo.
Nell’ordinanza di Daga per la palazzina di via Roccagorga c’è scritto che oltre alla presenza di abusi edili dovuti a difformità progettuali il palazzo risultava, al momento dell’accertamento da parte della Polizia Locale, privo di legittimità urbanistico-edilizia ed in contrasto con le norme tecniche del vigente Ppe (quello precedente a quello annullato) che destinano l’area in parte a “Edilizia a Servizi Comuni” e in parte a “Viabilità”. La dirigente ordine a tutti i proprietari degli appartamenti di eseguire il ripristino dello stato dei luoghi entro e non oltre 90 giorni. Un’ordinanza contro la quale gli interessati potranno promuovere ricorsi in sede di giustizia amministrativa.
Stesso termine di 90 giorni, la dirigente Daga lo riserva alla società “Piave Costruzioni”, amministrata da Vincenzo Malvaso, ex consigliere comunale di maggioranza ai tempi di Di Giorgi, che secondo la Procura di Latina beneficiò di un nuovo Ppe progettato a misura per la realizzazione di un palazzo più grande di quello possibile con il precedente strumento di Borgo Piave. Un Ppe approvato con delibera di giunta sebbene configurante una variante dal Piano regolatore generale. Anche in questo caso il Ppe fu annullato da Barbato e anche in questo caso il Consiglio di Stato ci ha recentemente messo sopra una pietra tombale. L’edificio è ancora sotto sequestro e oggi il dirigente Daga ha ordinato alla Piave Costruzioni la sua demolizione.
Infine la disposizione per la demolizione, a carico della società Costruzioni Generali, delle opere realizzate in via Quarto. Si tratta della base di un edificio che, a seguito dell’annullamento del Ppe del quartiere Prampolini, è risultato privo di legittimità urbanistico-edilizia ed in contrasto con le norme tecniche del vigente Ppe (il precedente a quello annullato), approvato con Delibera di Consiglio Comunale numero 45 del
23 aprile 1982 e successive varianti, che destinano l’area a Verde Pubblico. Anche in questo caso con la sua ordinanza, la dirigente Daga ordina alla società interessata, la Costruzioni Generali, a ripristinare lo stato dei luoghi entro 90 giorni.