E’ venuto a Latina per “smacchiare il giaguaro”, Pierluigi Bersani. E per far uscire dal “bosco”, quei compagni che altrimenti, nella prossima tornata elettorale avrebbero votato i 5stelle o sarebbero rimasti a casa. I compagni delle feste dell’Unità, quelli che arrostivano salsicce per sere intere, tra sudore e fumo, si rincontrano qui stasera, tra abbracci e saluti. Quasi si contano…ah ci sei anche tu! Sono i protagonisti della recente diaspora, che non hanno mai gradito e accettato la “fusione a freddo” operata da Veltroni, dieci anni fa. Una coabitazione forzata per loro, da cui finalmente sono usciti. Aspettano il leader di un tempo per ridarsi la loro identità. Viene da chiedersi perchè hanno voluto a tutti i costi questa forzatura, di cui Bersani peraltro è stato uno dei più grandi sponsor. Tutti aderirono con entusiasmo all’operazione “convergenza”. Uno solo se ne andò girando le spalle ai “ compagni che sbagliano”: Fabio Mussi, allora ministro della Ricerca.
Bersani arriva e prima di entrare in sala si concede ai giornalisti. A testa bassa, elenca quali sono i problemi dell’Italia, che poi ripeterà, ampliandoli di notizie politiche, davanti a un pubblico parsimonioso negli applausi. Niente di nuovo in questo. Fa parte del dna della sinistra, di una certa sinistra, rimanere un po’ distaccati e non farsi travolgere dalle emozioni. “Stiamo recuperando la gente che aveva staccato la spina”, inizia Bersani, un po’ provato dalla campagna elettorale. “Vogliamo ridare dignità a questa sinistra, che ha sempre messo in primo piano il lavoro e tentato di ridurre le diseguaglianze. Ma tante come ora non ce ne sono mai state. C’è dislivello tra i redditi. Il mondo è andato in “frullatore”. Il mondo? Si, Trump per esempio che ha vinto con i voti delle tute blu del Michigan. Le Penn che ha vinto per le banlieue. Quindi si torna subito a casa nostra con Casa Pound che ormai galoppa nelle percentuali.
“Sono anni che diciamo che esiste un rischio di destra e che bisognava delimitare con i valori della sinistra e non con quelli di destra. Il centro sinistra ha avuto l’occasione per governare, ma non ha fatto argine . Anzi gli ha tirato la volata. Adesso vediamo a quanto arriva”, dice con chiaro riferimento mentre parte un discreto applauso. “Si sono rotti i ponti, continua Bersani. Vi devo far l’elenco? Jobs act, scuola, sanità, lavoro. Ecco. I ponti si sono rotti anche da un punto di vista sociale, con Marchionne valorizzato contro i sindacati. Si sono rotti sul civismo, con l’Italicum e la riforma costituzionale, in cui si voleva più potere con meno consenso. Si sono rotti con la cultura e con la politica”.
E quindi l’annuncio: ”hanno fatto già l’accordo con la destra. Caro Prodi cambia termometro, perchè non senti più la temperatura. Voti la Bonino? Il voto va là. Non ci si salva con le sfumature. Voti Gentiloni? E’ una sfumatura anche lui. Una sfumatura di Renzi” . Ecco, quest’ombra che aleggiava su tutto ha finalmente un nome. Accostato alle sfumature di grigio. Parte un piccolo applauso. Continua citando Adriana Lodi, Bersani, che nel 69 diede vita a Bologna ai primi asili nido. Un po’ di amarcod non guasta mai. La realtà però è che “ la gente vota dove la porta il cuore. Noi non abbiamo fatto le reti a strascico. Noi abbiamo proposte nuove poggiate su pilastri antichi. Il lavoro è troppo poco e troppo umiliato. Noi dobbiamo fare qualcosa. Anche con l’art. 18” Applauso di metà sala. Mi incuriosisco: Chi non applaude è del Pd? No, no, mi rispondono piccati, mentre Bersani dal palco affronta il problema della scuola. “ Il numero dei laureati è uguale a quello della Romania”. Sulla Sanità? Si curerà solo chi ha soldi. Non c’è ricambio nel turn over e stiamo perdendo le eccellenze”. Beh, i cervelli fuggono da anni, onorevole! Un piccolo cenno ai fatti di Macerata per dire che bisognava marciare tutti uniti e quindi parte l’appello al voto: abbiamo un simbolo semplice, di colore rosso e con la scritta Liberi e Uguali. Non accenna al nome di Grasso in tutta la sera e nemmeno questa volta. Come non accenna neanche un attimo al più dibattuto degli argomenti che rimbalza da destra a sinistra ormai da anni e soprattutto in questa campagna elettorale: l’immigrazione e la sicurezza. Terreno di scontro per tutti, ma non per Liberi e Uguali, evidentemente. Il programma è rigoroso: Fisco, Sanità, Scuola e Lavoro. Punto. Il Pci pontino di un tempo ha comunque ritrovato casa questa sera. Le persone escono. Ti ha convinto Bersani? chiedo. Io sono del Pci, dice qualcuno senza rispondere alla domanda. Si certo, risponde qualche altro. Mmm, dice un compagno senza troppo pronunciarsi. No, mi soffia quasi nell’orecchio una signora: preferisco rimanere nel “bosco”, mi ci sento più sicura.