Quando si parla dei bambini le cose non sono così semplici. Dopo anni di cronaca nera e giudiziaria una corazza un giornalista deve farsela per forza. Dopo la nascita di due figli, però, la sensibilità cambia e cercare di non immedesimarsi per mantenere lucidità e per non cadere nell’angoscia, quando accadono fatti aberranti come quelli di Bibbiano, non è facile.
Sentire di bambini violati nei loro segreti più intimi, strumentalizzati nei loro ricordi, per essere strappati a madri e padri innocenti (e peggio ancora magari in un momento di difficoltà economica, quando andrebbero supportati) è qualcosa che fa paura. Uno degli incubi peggiori per un genitore. Trovarsi senza armi davanti a chi non ti fa più vedere i tuoi figli, per i quali daresti la vita, inermi nel vederli portare via senza un motivo valido. Non avere le possibilità economiche per difenderli da chi avrebbe dovuto aiutarli e invece avrebbe lucrato sulla pelle di esseri innocenti, rovinandoli per sempre.
Se le accuse dovessero essere confermate le condanne dovranno essere severe. Tener conto di vite spezzate, di esistenze distrutte e i risarcimenti dovranno essere adeguati a ricostruire una parvenza di serenità, per quanto ancora possibile.
Il condizionale però resta d’obbligo. E se lo slogan “Parlateci di Bibbiano” serve a nascondere altro, a mettere altri scandali sotto il tappeto, a dire “tutti i partiti sono uguali”, ecco allora il senso critico deve avere la meglio, deve servire a discernere, a non fare di tutta l’erba un fascio.
Anche a Latina qualcuno ha usato questo slogan “Parlateci di Bibbiano”. Sono i militanti di CasaPound che chiedono al Partito democratico una dura presa di posizione contro l‘operato di tre suoi sindaci, indagati per l’esecrabile vicenda di Bibbiano. Tre striscioni recanti questa scritta sono stati attaccati nella notte alla vigilia della festa del Pd, insieme a diversi adesivi sui manifesti della festa stessa.
“Troviamo indecoroso – dicono da CasaPound – che questo partito, dalle file sature di indagati, si metta ad organizzare una festa nella quale propone non meglio specificati dibattiti e allo stesso tempo taccia o minimizzi il ruolo dei suoi associati in una delle vicende più ripugnanti di questi tempi”.
E allora parliamo di Bibbiano. E’ una vicenda esecrabile. La magistratura – quella che viene tacciata spesso come “rossa” – sta indagando. Proprio dalla magistratura sono partiti gli accertamenti, che hanno portato a 5 arresti (ai domiciliari), e all’iscrizione sul registro degli indagati di 29 persone.
Tra questi il sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti, e altri due ex primi cittadini (tutti del Pd), di Montecchio Emilia, Paolo Colli, e quello di Cavriago, Paolo Burani, entrambi in carica all’epoca dei fatti.
Le accuse però vanno considerate. Carletti è accusato (badate bene, siamo in fase di indagini preliminari, non c’è stato ancora nessun rinvio a giudizio, né un processo incardinato), di abuso d’ufficio e falso. Avrebbe, secondo gli inquirenti, violato le norme sull’affidamento dei locali dove venivano effettuate le sedute terapeutiche, e procurato così un ingiusto vantaggio alla onlus Hansel e Gretel, gestita da Claudio Foti e da sua moglie.
Secondo i pm il sindaco era consapevole dell’illecito commesso, ma non ci sono elementi per dire che sapesse quanto avveniva poi nella struttura. Gli altri due sindaci sono accusati di falso. E’ mancato il controllo dei controllori, sicuramente. Difficile sempre pensare, in questi casi, che chi gestisca una comunità non sappia cosa avviene al suo interno.
Però anche se così fosse, e non è l’accusa della magistratura, la responsabilità penale è individuale e non può essere associata ad un intero partito.
Parliamo di Bibbiano, allora, ma conoscendo i fatti e le carte (per quanto in questo momento possibile). Giorgia Meloni invece qualche giorno fa ha detto: “Il Pd di Bibbiano ha espresso solidarietà al sindaco, non alle vittime, ed è accusato di rubare i figli ai propri genitori. Anche l’Anpi ha espresso solidarietà a Carletti: siccome faceva le iniziative sull’anti-fascismo, se rubava i bambini chi se ne frega”. Anche Luigi Di Maio si è espresso dicendo di non voler essere associato al “partito che in Emilia-Romagna toglieva i figli alle famiglie con l’elettroshock per venderseli”.
Facciamo attenzione e attiviamo il senso critico. Quello è una nostra responsabilità, di tutti noi.