Il dottor Luca Lapini della Sezione Zoologica del Museo Friulano di Storia Naturale di Udine, esperto italiano della specie, conferma la presenza dello sciacallo dorato europeo (Canis aureus moreoticus) all’interno del Parco nazionale del Circeo.
Il dottor Lapini è stato contattato formalmente dall’Ente Parco che gli ha fornito la documentazione fotografica a disposizione.
Tale documentazione è derivata dallo studio dei filmati registrati, nel corso del 2020, dalle fototrappole installate nel territorio del Parco per un’attività di monitoraggio faunistico mirata ad approfondire la presenza della Lepre italica.
Il controllo delle immagini è stato eseguito dal dottor Mario Fortebraccio, che rivedendo le numerose immagini registrate, si è accorto di questo “particolare” canide.
Non è facile individuare la presenza dello sciacallo a causa del carattere elusivo e delle abitudini prevalentemente crepuscolari e notturne di questi esemplari.
Inoltre, per la sua somiglianza, viene spesso confuso con la volpe e il lupo.
Date le sue abitudini comportamentali, lo sciacallo viene indicato, piuttosto che come predatore (quale il lupo, suo principale antagonista in natura), come raccoglitore opportunista di prede già morte, graminacee, frutta, insetti e rettili.
La specie è inclusa nelle liste della Direttiva Habitat 92/43, relativa agli animali e vegetali di interesse comunitario, e in Italia è protetta in particolare dalla Legge 157/92.
La specie, caratterizzata da un’ampia distribuzione euro-asiatica, è giunta solo recentemente in Italia, come si apprende dalle indagini svolte e dagli articoli pubblicati dal dottor Lapini e da altri esperti.
Pertanto la conferma di tale presenza anche nel Lazio è la dimostrazione della capacità e della plasticità di questo canide di “colonizzare” nuovi territori, e dell’importanza della rete dei cosiddetti “corridoi ecologici” che permettono a queste specie di spostarsi su territori, come quello italiano, caratterizzati da urbanizzazione diffusa.
L’area del Parco del Circeo, in tal senso, risulta un importante elemento di connessione tra la costa e i Monti Lepini e i Monti Ausoni.
L’Ente Parco seguirà l’evoluzione della fase di espansione dello sciacallo nel territorio dell’area protetta per capire se si tratta di una presenza stabile oppure si sia trattato di una fase iniziale di dispersione di individui di questa specie.