Arrestati insieme al sindaco di Sperlonga Armando Cusani, 53 anni, già presidente della Provincia di Latina, anche i dirigenti del piccolo comune perla del Tirreno, il geometra Massimo Pacini, 54 anni, e l’architetto Isidoro Masi, 55 anni, l’ingegnere Domenico D’Achille, 60 anni, del Comune di Priverno, l’architetto Alessandra Bianchi, 58enne di Anzio, e l’imprenditore di Nettuno il 46enne Mauro Ferrazzano, l’ingegnere Gian Pietro Di Biaggio, 52 anni, e il consigliere comunale di Prossedi Nicola Volpe, 36 anni originario di Priverno. Coinvolte altre due persone, colpite entrambe da misura di custodia cautelare. Si tratta di Antonio Avellino, 47enne impiegato della società De Vizia e Andrea Fabrizio, imprenditore 48enne di Fondi. Dunque quattro persone in carcere (Cusani, Ferrazzano, Masi e Volpe) e sei ai domiciliari (Avellino, Bianchi, D’Achille, Fabrizio, De Biaggio e Pacini) accusate a vario titolo di corruzione, associazione a delinquere finalizzata alla turbata libertà degli incanti. I provvedimenti disposti dal Gip Giuseppe Cario del Tribunale di Latina su richiesta del sostituto procuratore Valerio De Luca sono stati eseguiti nell’ambito dell’operazione Tiberio, condotta dai carabinieri del comando provinciale di Latina.
Le omissioni per gli abusi dell’hotel Cusani
L’inchiesta che oggi ha portato all’operazione Tiberio è scaturita da un’articolata attività d’indagine, avviata dal Nucleo Investigativo dell’Arma, a seguito di approfondimenti relativi al mancato intervento da parte del Comune di Sperlonga in relazione agli abusi edilizi connessi alla realizzazione dell’albergo “Grotta di Tiberio”, di proprietà di Cusani e dei suoi famigliari. Le indagini, condotte inizialmente dalla stazione carabinieri di Sperlonga avevano consentito di accertare l’inerzia dei responsabili dell’ufficio tecnico del Comune di Sperlonga, che si erano succeduti nel tempo, nell’avvio della procedura di ripristino dello stato dei luoghi, in applicazione della legge 380/2001, nonostante fosse evidente l’esistenza di un abuso edilizio emerso durante e dopo la realizzazione dell’albergo, peraltro sancito da una sentenza di condanna emessa dalla Corte di appello di Roma nel 2014. Sei le persone deferite per abuso d’ufficio, gli ex sindaci di Sperlonga, ovvero Cusani, Rocco Scalingi (poi deceduto) e Francescantonio Faiola, i responsabili dell’ufficio tecnico Pacini e Americo Iacovacci, e il suocero di Cusani, Aldo Erasmo Chinappi, comproprietario dell’albergo. In relazione a tale circostanza è stata ipotizzata la corruzione in capo ai responsabili dell’Ufficio Tecnico del Comune di Sperlonga e di Cusani.
Le indagini successive
Nel mese di gennaio del 2016 la Procura di Latina ha delegato al Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Latina accertamenti finalizzati a sviluppare alcuni aspetti emersi durante le pregresse indagini ed approfondire gli illeciti rapporti fra gli indagati. Le investigazioni, svolte dal Nucleo Investigativo in collaborazione con il personale del Norm della Compagnia di Terracina, oltre a confermare la sussistenza dei reati di corruzione, avrebbero consentito di accertare l’esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei delitti di turbata libertà degli incanti ed alla corruzione, al fine di pilotare le aggiudicazioni di diverse gare di appalto.
I cantieri dell’illegalità
In particolare i militari dell’Arma avrebbero accertato illegalità nell’ambito della valorizzazione del complesso archeologico Villa Prato di Sperlonga per un importo di 700mila euro, della ristrutturazione del Comune di Prossedi per un importo di 230mila euro, dell’affidamento del Servizio di spazzamento delle strade extraurbane del comune di Priverno per un importo di circa 40mila euro, del restauro dell’istituto scolastico “Don Andrea Santoro” di Priverno di circa 35mila euro.
Il sistema degli appalti pilotati
Le indagini hanno consentito di documentare, secondo quanto riferito dagli inquirenti, l’operatività di un vero e proprio sistema corruttivo, attuato da una serie di società che, grazie alla collusione dei responsabili dei procedimenti, riuscivano ad “inquinare” le gare pubbliche di piccole e medie dimensioni tentando, ed in alcuni casi riuscendovi, a predeterminare la scelta del contraente.
L’ipotesi di corruzione
L’ipotesi di corruzione viene contestata a Cusani, Pacini e Masi. Questi ultimi, essendo funzionari pubblici addetti all’ufficio tecnico del Comune di Sperlonga avrebbero omesso di avviare le procedure amministrative e di abbattimento per il ripristino dello stato dei luoghi alterato dalle opere abusive realizzate presso l’albergo Grotta di Tiberio, ribattezzato come hotel Cusani, per ricevere in cambio Pacini l’utilizzo gratuito di un’abitazione sita a Sperlonga di proprietà della famiglia Cusani e Masi vantaggi connessi all’incarico fiduciario di capo dell’ufficio tecnico fortemente voluto da Cusani.
Edilsafer, la società di Nettuno “baciata” dal sistema Cusani
In base alle indagini svolte dai carabinieri, il progetto di riqualificazione dell’area archeologica di Sperlonga “Villa Prato” legherebbe le posizioni di Armando Cusani, Nicola Volpe, Ididoro Masi e Mauro Ferrazzano per quanto attiene le aggiudicazioni pilotate contestate nell’inchiesta del sostituto De Luca. Beneficiaria del sistema creato ad hoc, per un importo di 700mila euro, sarebbe stata la società Edilsafer, amministratore unico Ferrazzano, 46enne di Nettuno. In pratica le indagini avrebbero accertato l’esistenza di accordi e operazioni illecite tra Ferrazzano, il sindaco Cusani, Masi, attuale responsabile dell’ufficio tecnico di Sperlonga (funzionario anche della Provincia di Latina con incarico nel settore Politiche della scuola) e consigliere di Prossedi Volpe nella qualità di geometra imprenditore edile. La cricca avrebbe deciso di invitare al bando per la realizzazione dell’opera ditte compiacenti, con le quali avrebbero definito ribassi percentuali rispetto al valore dei lavori da presentare all’ente al fine di garantire l’affidamento all’impresa preventivamente individuata, ovvero la Edilsafer di Nettuno. Gli indagati, oggi arrestati, sarebbero intervenuti anche per rimuovere situazioni di criticità che avrebbero messo a rischio la riuscita dell’illecita operazione. In base all’inchiesta Cusani, per l’appalto di Villa Prato, sarebbe intervenuto in modo specifico per escludere un’impresa dagli invitati perché non garantiva un’offerta al ribasso convenuto.